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La magia del Natale, a Città di Castello, continua a passare dalla cripta del Duomo. Pietre che parlano, silenzio che avvolge, profumo d’incenso e oltre 170 presepi che raccontano un’Italia che sa ancora lavorare con le mani, con pazienza e con cuore. Sabato 29 novembre, alle 17.00, si è alzato il sipario sulla XXIV Mostra Internazionale di Arte Presepiale, che resterà aperta fino al 6 gennaio 2026.

La rassegna non è più un semplice appuntamento natalizio: è diventata un punto fermo della cultura umbra. Lo confermano i numeri – più di 10.000 visitatori lo scorso anno, il 65% da fuori regione – e lo confermano le parole delle istituzioni. Il sindaco Luca Secondi ha definito la mostra "una delle manifestazioni più prestigiose del panorama nazionale", capace di valorizzare creatività, artigianato e identità del territorio. Nel suo intervento ha ricordato anche Gualtiero Angelini, tra gli ideatori dell’evento, la cui presenza continua a farsi sentire a ogni edizione. Una sezione della mostra è dedicata proprio ai presepi della sua collezione.

A portare la dimensione spirituale è stato il vescovo Luciano Paolucci Bedini. Nel suo saluto ha richiamato la povertà come luce che continua a indicare la strada. "Il presepe è un invito alla pace. Un’occasione per rinnovare cuore e mente".

La presidente della Regione, Stefania Proietti, ha definito la mostra "una delle espressioni più autentiche dell’identità umbra", richiamando la forza di una tradizione che sa essere al tempo stesso semplice e universale. E ha ringraziato Città di Castello per il ruolo sempre più centrale nel turismo culturale e religioso.

Il presidente dell’Associazione Gualtiero Angelini, Lucio Ciarabelli, ha rimesso al centro il lavoro dietro le quinte: mesi di preparazione, mani esperte, volontari che tengono in piedi un patrimonio che non può permettersi di andare perduto. Nel suo intervento ha anche consegnato una targa alla famiglia Angelini, in memoria del grande appassionato cui l’associazione è dedicata.

Tra le novità di quest’anno spicca il Presepe delle Tabacchine, un omaggio alla tradizione popolare dell’Alta Valle del Tevere: l’Associazione Amici del Presepio Gualtiero Angelini di Città di Castello ha scelto di rappresentare la Natività immersa nella realtà storica e produttiva del territorio, tra coltivazione e lavorazione del tabacco, simbolo di una comunità che ha saputo coniugare lavoro e identità culturale.

Inoltre grazie al Gruppo Amici del Presepe di Monte Porzio Catone (Roma) è stato esposto il Presepe del Giubileo: da Santiago a Roma, un percorso che collega luoghi, fede e pellegrinaggi, ricordando come il presepe sappia raccontare storie che attraversano confini e generazioni.
Durante il taglio del nastro hanno preso la parola le istituzioni del territorio. Il sindaco Secondi ha ringraziato artisti e organizzatori, riconoscendo la qualità delle opere esposte. Il vescovo Paolucci Bedini ha ricordato come il presepe continui a parlare al presente con la forza dei sentimenti che non cambiano.

Il presidente della Provincia, Massimiliano Presciutti, ha invitato a "riscoprire il senso autentico delle festività", mentre l’assessore regionale Thomas De Luca ha raccontato un legame familiare con l’arte presepiale, trasmesso dal padre. La viceprefetto vicaria, Maura Nicolina Perrotta, ha portato invece la voce delle sue radici campane: "In casa, il presepe non mancava mai". Tra gli artisti è intervenuto l’avellinese Vincenzo Saccardo, maestro dell’argilla: "In famiglia il presepe è sempre stato fondamentale. È una passione che porto avanti da una vita. Sono diciotto anni che vengo qui".

La sede AIAP di Napoli – pur tra difficoltà e assenze dovute alla mancanza di spazi e nuovi iscritti – ha ribadito la volontà di esserci. "È un mestiere che rischia di spegnersi", ha ammesso il presidente Giuseppe Pezone. E proprio per questo la presenza a Città di Castello diventa ancora più preziosa. Dal Lazio è arrivato il saluto della presidente AIAP di Aprilia, Renza Ceretta, che ha ricordato come ogni figura del presepe nasca da un atto d’amore verso la propria cultura.

La mostra si snoda nella Basilica Cattedrale dei Santi Florido e Amanzio, gioiello rinascimentale che conserva il suo portale gotico trecentesco e una navata unica impreziosita da cappelle, affreschi e altari realizzati tra XVI e XVIII secolo. Il cuore del percorso è la Cripta, costruita nell’XI secolo e trasformata nei secoli successivi, un luogo che parla da sé: raccolto, antico, perfetto per accogliere il racconto della Natività.

Accanto alla Cattedrale, il Museo del Duomo completa l’esperienza: il Tesoro di Canoscio, il Rosso Fiorentino, il Pinturicchio, Giulio Romano, i paramenti sacri, il Crocifisso toscano del Quattrocento. Un patrimonio che dialoga naturalmente con la tradizione presepiale.

Luci calde, spazi curati nei dettagli, opere che guardano al passato senza rinunciare ai temi del presente. La Mostra Internazionale di Arte Presepiale fa quello che ha sempre fatto: riporta al centro ciò che conta. Mette in fila memoria, arte, fede, identità. Rimette insieme comunità e territorio. Adesso il compito passa ai visitatori. Perché certi luoghi, e certe emozioni, non si possono raccontare: si devono vivere.
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