GRAFFITI
Che fine ha fatto l’elemosina, per strada, in chiesa, davanti ai supermercati, ai semafori? E’ sparita. Dissolta, come se non fosse mai esistita, assieme alle monetine che tenevamo in tasca nell’attesa di disfarcene il prima possibile, cancellata e inghiottita da bancomat e carte di credito. E non parliamo solo di quella fastidiosa, che il regolamento comunale definisce “accattonaggio molesto e aggressivo”, ma semmai di una pratica che, senza tirare per il saio San Francesco, dal quale ci separano otto secoli di storia, comprende molte sfaccettature. Morali, etiche e tutto quello che si muove tra cuore e cervello. Storie colte qua e là che meritano di essere raccontate, tra chi ha veramente bisogno, chi tira a campare, prigioniero della sua inedia, chi fa parte di qualche “gruppo” ben organizzato.
C’è, per esempio, un ragazzo di colore, età indefinita (più di 30, meno di 40) che chiameremo Sonny. Gira la città con lo zainetto sulle spalle e chiede una offerta a tutti, sparando un gran sorriso. Chiamando “papà” o “mamma” chi è entrato nella terza/quarta età. Confidenzialmente.
Molti anni fa Sonny aveva trovato un piccolo nido da una famiglia di anziani ultraottantenni dalle parti di via dei Filosofi. Arrivava all’ora di pranzo e per lui c’erano sempre un piatto di pasta, una mela e mezzo bicchiere di vino. Consumava fuori dalla porta, sulla panchina di legno che da sotto il portico guadava un piccolo giardino. Poi salutava “mamma e papà” e se ne andava. Mai chiesto nemmeno un euro. Un giorno, i due anziani si sono arresi al covid e Sonny non ha trovato più nessuno a cui bussare. Ha ripreso a girare, a cercare aiuti sempre più indisponibili. Forse si rivolgerà alla Caritas, dove don Marco accoglie tutti. Forse. Non tutti scegliamo le strade più diritte. Un tabaccaio della prima periferia cittadina, all’improvviso ha chiuso il negozio ed ha deciso di scappare dalla vita. E’ finito a fare il barbone alla stazione centrale di Milano, rifiutando elemosine e un posto caldo, per chiudere lì il suo periodo terreno.
Dicevamo della Caritas e del grande, immenso lavoro che svolge. Per supportare questo ente dove lavorano oltre 500 volontari, nonché i poveri delle singole parrocchie, la domenica si raccolgono le offerte in chiesa, con risultati sconcertanti.
“Ormai – raccontava un sacrestano di lungo corso – la gente usa la questua come svuota-tasche. Trovo tutte monetine, anche da un centesimo, una volta persino un bottone e un gettone del telefono. Spero siano state distrazioni. Domenica scorsa abbiamo raccolto meno di 10 euro”.
In Cattedrale ed a San Pietro hanno installato due totem muniti di Pos per facilitare le offerte digitali dei fedeli, ma chiaramente si tratta di un servizio ad uso quasi esclusivo di turisti e visitatori attratti dalle opere esposte. Più che due chiese, due musei. Ma tutto serve.
Spariti o quasi lavavetri e venditori di fazzolettini di carta ai semafori, allontanati sia dal proliferare delle rotatorie sia dalla sparizione delle monetine, restavano i supermercati.
Ma anche lì davanti non ci sono quasi più quelli che il burocratese del regolamento comunale definisce “accompagnatori di carrelli della spesa”. I ragazzi che inseguivano i pensionati per aiutarli a caricare la spesa in auto, per farsi lasciare quantomeno la moneta inserita nel carrello sono finiti prima degli spiccioli. I pochi “accompagnatori” che resistono sono ben tollerati, perché non chiedono elemosine a fondo perduto, sulla parola, ma offrono servizi utili, sia ai clienti che all’esercizio commerciale.
Come in un grande magazzino di via Settevalli dove un bravissimo ragazzo è sempre lì a disposizione per caricare e scaricare oggetti molto pesanti. Un piccolo segreto per cambiare nome all’elemosina.
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