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In due giorni il 60% della pioggia del mese. Casini: “Il deficit resta”

Il segretario generale dell’Autorità di bacino dell’Appennino Centrale: "Gli acquazzoni così concentrati non servono a ricaricare le falde umbre"

Catia Turrioni

27 Novembre 2025, 13:28

In due giorni il 60% della pioggia del mese. Casini: “Il deficit resta”

Marco Casini

In due sole giornate, il 24 e il 25 novembre, in Umbria è caduto oltre il 60% della pioggia dell’intero mese. Un picco impressionante, tra i più alti degli ultimi due anni, ma insufficiente a scalfire la siccità che affligge la regione. Lo ribadisce Marco Casini, segretario generale dell’Autorità di bacino dell’Appennino Centrale: gli acquazzoni di fine novembre non modificano un trend ormai consolidato. “L’Umbria si trova in una situazione di severità idrica media, esattamente come gran parte del distretto - afferma Casini - Il 2024 ha visto un deficit del 15% rispetto alla media climatologica 1991-2020, ed è stato uno degli anni più caldi in assoluto”. A questo si somma il dato degli ultimi dodici mesi: “Da ottobre 2024 a ottobre 2025 registriamo ancora un -6,9% di pioggia. Il trend non ha dato segni di inversione”. Il vero problema non è soltanto la scarsità complessiva delle precipitazioni, ma soprattutto la loro distribuzione. “I mesi che contano per la ricarica delle falde sono novembre, dicembre e gennaio. Ebbene: nel novembre 2024 abbiamo avuto un -75% di pioggia, nel dicembre 2024 un -15%, nel gennaio 2025 un -45%. Sono valori che spiegano già da soli perché la situazione resti critica”.


A novembre 2025 si osserva un miglioramento solo apparente. “In tutta la regione, negli ultimi sei giorni, sono caduti 65 millimetri di pioggia, pari all’83% dell’intero mese. Il totale mensile è 72 millimetri: meglio dei 26 di novembre 2024, ma comunque la metà di quanto ci si aspetterebbe”. Il nodo è che si tratta di piogge concentrate in pochissimo tempo. “Il 24 e il 25 novembre da soli rappresentano il 60% della pioggia caduta in tutto il mese. Questo tipo di precipitazioni è poco utile alla ricarica delle falde: il terreno non riesce ad assorbirle, l’acqua diventa una sorta di ruscello e finisce nei corsi d’acqua o nei tombini”. Piogge così intense e ravvicinate non solo non risolvono la siccità, ma aumentano i rischi. “Sono precipitazioni che temiamo perché possono causare frane, smottamenti, esondazioni di torrenti e corsi d’acqua minori - sottolinea Casini -Avrei preferito dieci giorni di pioggerella costante da 10 millimetri al giorno: quella sì che infiltra e ricarica. Cinquanta millimetri in due giorni, invece, servono poco e fanno solo paura”.


I dati mostrano differenze significative tra le principali città umbre. Perugia ha registrato il valore più alto: “Il 25 novembre sono caduti 50,6 millimetri, il secondo dato quotidiano più alto degli ultimi due anni. Solo il 3 ottobre 2024 aveva fatto di più, con 65 millimetri”. Terni, invece, è rimasta più vicina alla media regionale: “Il 24 novembre ha fatto 30 millimetri e il 25 altri 29,6. Valori alti, ma circa la metà di quelli di Perugia”. Per l’intera Umbria, il 25 novembre rappresenta il terzo valore giornaliero più alto degli ultimi due anni, dopo il 3 ottobre 2024 e il 10 settembre 2025.
Casini chiarisce anche l’effetto della neve: “Sull’Appennino centrale la neve non contribuisce in modo significativo alla ricarica delle falde, a differenza di quanto accade sulle Alpi. L’impatto è minimo: serve soprattutto alla stagione sciistica e alla vegetazione”. La speranza è che l’inverno porti finalmente precipitazioni regolari e distribuite nel tempo. “Veniamo da 4-5 anni non buoni. Vorremmo vedere un’inversione, ma per ora le piogge di novembre ci hanno dato più preoccupazione per il rischio idrogeologico che sollievo per la siccità”.

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