Attualità
Vittoria Ferdinandi con le detenute del carcere di Perugia
Il carcere di Capanne di Perugia si è unito al grido che oggi - martedì 25 novembre - ha invaso le strade, le piazze e le aule d'Italia per la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne. Promuovere la cultura del rispetto e della non violenza è l'obiettivo primario dell'evento organizzato dalla direzione del complesso penitenziario in collaborazione con l'Associazione nazionale "Nel Nome del Rispetto". Insieme ai detenuti per la prima volta, le detenute del carcere hanno partecipato all’iniziativa per il settimo anno consecutivo. L'evento, realizzato insieme al Centro antiviolenza di Perugia, si è aperto con un minuto di silenzio per le 14 donne uccise in Umbria nell'ultimo anno. Subito dopo, uomini e donne reclusi hanno portato in scena le parole delle vittime recitando poesie, testi e monologhi mentre i volti delle donne scomparse scorrevano su un grande schermo. A seguire il Maestro Massimo ed Emi, che hanno cantato Quello che le donne non dicono di Fiorella Mannoia.

A condurre l'iniziativa è stata l'ambasciatrice dell'associazione, Francesca Gosti, poetessa e curatrice dei laboratori di scrittura creativa attivi nelle carceri di Perugia e Spoleto. La presidente Maria Cristina Zenobi ha posto l'attenzione sull'importanza di un percorso che "dà voce e dignità a donne e uomini che, anche dietro le sbarre, scelgono di impegnarsi in un cammino di rieducazione che parte dal rispetto di sé e dell'altro". Ad unirsi alle parole della presidente è stata anche la direttrice dell'istituto, Antonella Grelli, la quale ha colto l'occasione per ringraziare associazioni e operatori, sottolineando come "il carcere sia parte della società" e come anche da qui debba partire una riflessione collettiva sulla violenza di genere.

Spazio poi all'intervento della sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, delegata nazionale ANCI alle Pari Opportunità: "Non c’è luogo in cui oggi avrei voluto essere di più se non accanto a voi. Il nostro è un Paese in cui ogni tre giorni una donna viene uccisa in quanto donna. Qui, più che altrove, la violenza non è teoria: è carne viva. Voi siete molto di più della storia di violenza che vi ha portato qui. Le catene della violenza si possono spezzare. Ciò che vi è accaduto non è un destino, ma un momento della vita: è possibile scrivere una storia diversa".

La prima cittadina ha poi posto l'accento sul ruolo delle istituzioni nei percorsi di rieducazione, ricordando l'impegno del Comune sul tema del reddito di libertà e nel rafforzamento della rete di sostegno alle donne vittime di violenza. Rivolgendosi infine ai detenuti uomini ha dichiarato che "il cambiamento culturale passa anche dallo sguardo maschile sul femminile: solo così potremo costruire una società fondata sulla dignità e sul rispetto".
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