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Nasce il Marchio Umbria per promuovere le eccellenze enogastronomiche del Cuore verde. È uno degli obiettivi contenuti nel nuovo Defr, il Documento di economia e finanza regionale. A pagina 95 del documento approdato nella fase della partecipazione è scritto chiaro: “La Regione - è riportato in un passaggio - intende promuovere un’azione coordinata di comunicazione e marketing territoriale attraverso l’istituzione di un ‘Marchio Umbria’, concepito come segno distintivo unitario delle produzioni e delle filiere che esprimono qualità, sostenibilità e origine regionale. Tale marchio, complementare rispetto alle certificazioni europee e nazionali (Dop, Igp, Bio), avrà una funzione di valorizzazione promozionale e di riconoscibilità sui mercati”. Palazzo Donini accoglie così la proposta del Marchio Umbria avanzata in passato e a più riprese dal nostro giornale, sia in occasioni pubbliche sia in interventi su queste colonne. Tra questi anche uno a firma Giuseppe Cerasa, direttore delle Guide di Repubblica.
Nel Defr c’è anche l’istantanea dei prodotti tipici certificati, ai quali il Marchio Umbria va ad aggiungersi. “La qualità delle produzioni umbre e la tutela del territorio - è un altro passaggio del Defr - sono due dimensioni strettamente connesse: la prima rappresenta l’espressione più autentica delle risorse naturali e culturali regionali, la seconda ne garantisce la continuità e la sostenibilità nel tempo. L’Umbria conta circa 34 Indicazioni Geografiche (cibo e vino), posizionandosi in tredicesima posizione nazionale, con un valore economico significativo, con una forte incidenza del Vino (21 Dop/Igp) e del comparto cibo (di cui l’87% circa proviene da prodotti a base di carne e carni fresche – ad esempio Prosciutto di Norcia Igp, Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale Igp)”.
Anche su questo fronte verranno messe in campo due direttive politiche precise. Primo: stabilire “linee guida regionali per la gestione dei pascoli e l’alimentazione degli animali” che rafforzino il legame tra la qualità del prodotto finale e il benessere animale. Secondo, “introdurre incentivi per le aziende Dop/Igp” che adottano pratiche di manutenzione del paesaggio rurale (anche di pascolo) funzionali alla Denominazione (come il mantenimento dei muretti a secco nei vigneti, la gestione sostenibile degli oliveti, la salvaguardia dei pascoli montani per le carni Ig).
In questa prospettiva, la Regione Umbria punta a “rafforzare le politiche volte alla valorizzazione delle produzioni di qualità”, sostenendo le imprese agricole nel miglioramento dei processi produttivi, nella tracciabilità, nella sostenibilità ambientale e nella promozione dei prodotti legati all’identità territoriale, è scritto ancora nel documento.
“Abbiamo deciso di inserire il Marchio Umbria perché dobbiamo sempre più mettere la stessa maglietta dell’Umbria, noi abbiamo cibo, territorio e artigianato senza pari rispetto alle altre regioni. Il Marchio Umbria diventa così un marchio di eccellenza che sarà fondamentale per la promozione di tutta la regione”, spiega l’assessora all’Agricoltura e al turismo Simona Meloni.
Non manca un capitolo dedicato al vino e al rischio dazi. L'Umbria intende “sostenere la vitalità e le eccellenze del comparto vitivinicolo regionale soprattutto sui mercati esteri utilizzando tutti gli strumenti che l'Ocm vino (Promozione Paesi Terzi) ci consente e ricercando ulteriori risorse e fonti di finanziamento. Questo sostegno è vitale per mitigare il rischio di dazi Usa, il cui innalzamento vanificherebbe la crescita recente e penalizzerebbe i vini regionali di fascia media”. Parallelamente si lavorerà per “sostenere gli investimenti migliorando le strutture aziendali e di commercializzazione, mentre si darà ulteriore appoggio attraverso le politiche regionali complementari che incentivano l’enoturismo e lo storytelling per consolidare l’identità del vino umbro di qualità e diversificare i mercati oltreoceano”.
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