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Perugia, le pietre di Corso Vannucci tra camion, furgoni, fiere e palchi

Claudio Sampaolo

22 Novembre 2025, 13:11

Perugia, le pietre di Corso Vannucci tra camion, furgoni, fiere e palchi

Sulle pietre (serene) di Corso Vannucci, dissestate in molti punti, probabilmente da pensionare e rifare dopo circa 47 anni, ha perfettamente ragione Sergio Casagrande che nel suo editoriale di sabato scorso (“Il salotto degli equilibri perduti”) ha acceso un faro bello potente sull’annosa e irrisolta questione. Un tema che la politica si rimpalla da anni, a seconda di chi sta nella stanza dei bottoni e di chi si batte per entrarci. Basta consultare un po’ d’archivio del consiglio comunale degli ultimi 20 anni per rendersene conto.

Per dire: Francesco Zuccherini, che dovrebbe chiudere con una bacchetta magica tutte le buche presenti nei 450 kmq del nostro Comune (esteso 4 volte più di Parigi, quasi 3 più di Milano) e contestualmente riasfaltare tutto con uno strato doppio di quello attuale, è anche il destinatario di questa improba sfida. Lo stesso Zuccherini che chiedeva l’identico intervento al suo predecessore Numerini (Commissione urbanistica, 2021). Onestamente, però, il mancato rifacimento del salotto buono della città, che avrebbe un costo insostenibile per il bilancio, non può essere addebitato a singole persone, ma a scelte complessive delle Giunte che si sono succedute. Per esempio su come impiegare i fondi del PNRR, oppure sulle reali cause di questo dissesto delle pietre, frantumate, crepate o sconnesse, gran parte delle quali sono lì da tempo immemorabile e dopo aver sopportato il traffico h24, solo a metà anni ’70, subito dopo la chiusura del centro, firmata da Caraffini (sindaco) e Ciuffini (vice e assessore) hanno subito una profonda revisione.

Esattamente nel periodo 1978-1981 (coinvolti incredibilmente quattro sindaci: Perari, Zaganelli, Casoli e Baglioni) i lavori furono portati avanti dal cantiere comunale, che usò pietre nuove della cava di Tuoro, ma per il resto si trattò di risagomare e aggiustare quelle vecchie.

Ora, il vecchio selciato, che secondo i tecnici comunali è “soggetto a sfaldamento” sta presentando il conto. Aspettando finanziamenti e scelte mirate (Zuccherini assicura che ora esistono nuovi materiali più resistenti) bisogna però chiedersi: chi lo ha usurato in tutti questi anni, visto che, formalmente, il corso è chiuso alla circolazione veicolare? Escludendo i pedoni, c’è un mondo di presunti colpevoli da elencare, partendo da camion e tir adibiti a carico e scarico per montaggio di palchi, anche enormi come quelli dei due Capodanno della Rai (e aggiungiamo i pullman bianchi della nostra TV di Stato), passando per mezzi comunque pesanti che portano sul corso materiali necessari all'allestimento di stand, gazebo, bancarelle, casette di legno e via dicendo in occasione di fiere e mercati. Da Eurochocolate a scendere.

Poi ci sono i furgoni che tutte le mattine transitano dalle 6 fino alle 10 al servizio degli esercizi commerciali, e il loro passaggio costante finisce per diventare la classica goccia che buca la pietra (non è una metafora, in questo caso).

Non abbiamo parlato della giostra, della ruota panoramica e della pista di pattinaggio, nelle loro diverse collocazioni, ma ognuno può ragionevolmente farsi un’idea in merito.

E dunque? Dunque, su questo tema, si fanno da parte i tecnici e la palla passa alla politica.

Blindiamo Corso Vannucci, riempiendolo di dehors/bistrot, belli da vedere, riscaldati, per essere usati 365 giorni l’anno, contestualizzati con la nostra storia e con la Soprintendenza? E le fiere, e i mercati, col solito Eurochocolate, dove finiranno, nel caso, tutti a Pian di Massiano? E nel frattempo, che si fa? Si impedisce l’ingresso ai furgoni, allestendo degli hub esterni dai quali far partire mezzi elettrici per le consegne? O forse si possono usare per lo scopo i vagoncini del Minimetro (lo propose Mariano Sartore)? Il dibattito è aperto.

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