Attualità
Lo scheletro rivela come respirava l’uomo preistorico. A destra il ricercatore di Unipg Costantino Buzi
L’uomo preistorico ha molto da raccontare. Ce lo fanno sapere un team di ricercatori. Nel gruppo anche Costantino Buzi dell’Università degli studi di Perugia insieme a colleghi dell’Università di Pisa, Sapienza di Roma e spagnoli (Iphes e Università di Tarragona). Lo studio portato avanti ha esaminato la cavità nasale del Neanderthal di Altamura (Puglia): uno scheletro che mostra uno stato di completezza unico, nel quale le strutture morfologiche del naso sono eccezionalmente conservate. La ricerca - comparsa sui Proceedings of the National Academy of Sciences Usa (Pnas) - ha svelato dettagli inediti sulla morfologia facciale dei Neanderthal e sul loro adattamento al clima freddo. Ovvero, come respirava.
Il nuovo articolo pubblicato su Pnas, a firma di Costantino Buzi (ora ricercatore all' Università degli Studi di Perugia) e colleghi, esplora in dettaglio e nella sua conformazione tridimensionale l’unica cavità nasale che sia nota per un Neanderthal, dove queste strutture si sono conservate pressoché intatte. Si tratta dello scheletro rinvenuto nel 1993 in una cavità carsica vicino Altamura. Il reperto, datato nel 2015 a un intervallo compreso tra 130.000 e 172.000 anni dal presente, nell'ultimo decennio è stato oggetto di una serie di studi approfonditi, anche grazie a un progetto Prin guidato dal professor Giorgio Manzi di Sapienza. Lo studio della cavità nasale di questo straordinario reperto è stato condotto con tecnologie endoscopiche utilizzate direttamente all’interno del sistema carsico dove lo scheletro si trova tuttora.
Questa ricerca ha così permesso di esaminare per la prima volta la morfologia interna della cavità nasale di un Neanderthal, escludendo l’esistenza di tratti del naso interno specifici della specie. Inoltre, grazie alla tecnologia endoscopica utilizzata, gli autori hanno potuto creare un modello 3D del naso dello scheletro di Altamura, che fornirà una base per futuri studi.
“Quello che possiamo dedurre osservando la cavità nasale del Neanderthal di Altamura - conclude Costantino Buzi - è che la sua parte funzionale non si discosta troppo da quella degli esseri umani moderni, mentre la morfologia esterna è completamente diversa. Questo ci suggerisce una casualità inversa: la cavità nasale accompagna il prognatismo solo nella sua parte anteriore, mentre questa rimane sostanzialmente invariata al suo interno. Ipotizziamo dunque che la funzione nasale non abbia modellato il prognatismo medio-facciale, ma al contrario ne sia stata influenzata”.
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