Attualità
Thomas De Luca, assessore regionale all'Ambiente
Una legge troppo “permissiva” nei confronti degli impianti di energia rinnovabile. In particolare il fotovoltaico. La prima stroncatura è a firma del Masaf. Non mancano timori per l’impatto sul paesaggio, secondo il ministero della Cultura. Altra bacchettata. È una sostanziale bocciatura quella arrivata da due dicasteri del governo nazionale all’indirizzo della norma sulla transizione energetica della Regione.
“La norma statale - scrive il ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste - consente l’installazione di impianti (fotovoltaici) nelle aree (agricole) in cui sono già installati impianti della stessa fonte, limitatamente agli interventi per modifica, rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione degli impianti già installati, a condizione che non comportino incremento dell’area occupata. Sotto tale profilo, la legge regionale risulta più permissiva, consentendo, nelle medesime aree, interventi di modifica, anche sostanziale, per rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione degli impianti che comportino una variazione dell’area occupata, purché non superiore al 30%. Si ammettono, in altri termini, interventi che comportino una variazione dell’area occupata, sia pure non superiore a una certa soglia, laddove tale possibilità risulta in radice preclusa dalla norma statale”.
Sempre il Masaf contesta il fatto che la legge umbra considera “idonee le aree e le superfici ricomprese in insediamenti produttivi e per servizi esistenti o dismessi, comprensive di una buffer zone di 500 metri anche qualora questa ricada in area agricola. Ebbene anche da questo punto di vista - insiste il Masaf - la legislazione regionale amplia le possibilità di installazione consentite ai sensi dell’articolo 20, comma 1 bis del dgls 199 del 2021”. Da qui il suggerimento di una riformulazione con gli adeguati correttivi. Tra questi il divieto di fotovoltaico a terra nelle zone rurali adiacenti alla E45.
Il ministero della Cultura chiede invece garanzie sul “bilanciamento assicurato dalla normativa statale delle esigenze di diffusione delle energie rinnovabili con quelle della tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, a vantaggio esclusivo delle prime”. E ancora sulla mappatura delle aree idonee e non idonee va previsto nella legge “il coinvolgimento della Soprintendenza Abap per l'Umbria nella ricognizione delle aree, sotto forma dell’acquisizione di una intesa o di un accordo”. Andrebbe ritoccato anche l’articolo 5, che prevede l’estensione dell’area idonea a quelle non idonee che vi sono ricomprese. Andrebbe eliminata “la trasformazione automatica dell’area o prevista la prevalenza della non idoneità in caso di sovrapposizione tra aree”.
L’assessore regionale all’Ambiente, Thomas De Luca (nella foto), vede in queste stroncature una volontà politica. E annuncia ricorso. “Il fatto che il governo di Giorgia Meloni - spiega De Luca al Corriere dell’Umbria - consideri eccessivamente estese le aree idonee per gli impianti a energia rinnovabile in Umbria appare a dir poco paradossale. Non gli impianti eolici alti 250 metri, neanche gli agrivoltaici estesi centinaia di ettari, interventi che a loro avviso risultano perfettamente compatibili con il paesaggio umbro, bensì aree produttive e industriali, superstrade, ferrovie e persino quelle destinate all'ampliamento degli impianti preesistenti. Risulta perfino imbarazzante l'intenzione di escludere la E45 adducendo come motivazione che non sia un’autostrada. Tali censure appaiono estranee alla logica, considerando che si tratta di zone già antropizzate. Censure che penalizzano le imprese e le famiglie umbre, lasciando nel contempo del tutto indenni i mega progetti dei fondi speculativi. La realtà è che di fronte alle telecamere sostengono l'indipendenza energetica, spenti i riflettori fanno di tutto per ostacolarla”.
Inoltre, la richiesta di invertire il principio di prevalenza di idoneità, “sancendo, de facto, l’inidoneità dell'intero territorio regionale”, per De Luca “è totalmente anticostituzionale. La giunta regionale è pienamente disponibile al dialogo, prendendo in considerazione qualsiasi modifica dettata dal buonsenso, come la richiesta di concordare, in collaborazione con la Soprintendenza, le aree idonee per l'eolico al fine di garantire la massima tutela del paesaggio. Al tempo stesso, siamo pronti a ricorrere alla Corte costituzionale per dimostrare come l'ostruzionismo del governo renda impossibile per l'Umbria raggiungere gli obiettivi del Pniec, sancendo un ineluttabile procedura d'infrazione europea al 2030. Aspettiamo l’approdo in conferenza Stato-Regioni del Decreto Energia, ormai in ritardo di 4 mesi, la cui bozza che sta circolando in queste ore, qualora fosse confermata, bloccherebbe la realizzazione di qualsiasi impianto in Umbria”.
L’assessore auspica “fortemente” che il governo sia disponibile ad accogliere le proposte al fine di assicurare che “su una materia come l’energia, si riesca a garantire ogni territorio con la sua diversità”. L’Umbria - ha concluso De Luca - non ha possibilità “di fare eolico off shore o distese di agrivoltaico come nella Tuscia, pretendiamo di poter tutelare i nostri territori autodeterminando insieme ai comuni scelte finalizzate a soddisfare i nostri fabbisogni energetici. Francamente, però, è difficile interpretare diversamente tali valutazioni se non come un attacco diretto all'Umbria, una regione progressista che ha saputo dimostrare che una transizione energetica sostenibile su misura di territorio è possibile”.
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