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A Montefalco una scuola di volo per pappagalli. Ben 140 creature nate in cattività hanno trovato una casa

La storia di Chiara e di una passione diventata missione

19 Novembre 2025, 15:45

A Montefalco una scuola di volo per pappagalli. Ben 140 creature nate in cattività hanno trovato una casa

Si alzano in volo all’improvviso e passano dall’albero al cielo, fendono l’aria sopra gli ulivi e i filari di Montefalco come piccoli arcobaleni viventi. Ariel, Roma, Storm, Xena, Fly, Are Giacinto, Dreem Hape: nomi che sembrano usciti da un romanzo, ma sono i pappagalli di Chiara Alessandrini. Centoquaranta creature nate in cattività che, a Pietrauta, hanno trovato una casa, un cielo e un destino diverso, fatto di amore ma anche di competenza, rigore e passione: non solo animali da compagnia, ma creature libere, felici, educate al volo.

Montefalco, del resto, non è nuova al rapporto con gli uccelli. Nei secoli passati, l’imperatore Federico II si fermava qui per la caccia col falco, immortalata nel celebre trattato sulla falconeria. Ma i pappagalli sono un’altra storia: temono i rapaci, li guardano come predatori, e il loro mondo ha bisogno di un’altra forma di cura.

Chiara non è un’etologa di professione, ma da oltre vent’anni dedica la sua vita a loro. “La mia storia – racconta – nasce circa 22 anni fa, quando mia zia mi regalò una coppia di pappagallini. Da lì è scattata la scintilla: li osservavo costruire nidi, scegliere rami, comportarsi come in natura”.

Il sogno di avere una coppia di pappagalli più grandi si scontrava con i conti di casa: mutui e sacrifici familiari non lasciavano spazio a spese extra. Così Chiara iniziò ad allevare i piccoli, arrivando a duecento coppie. “Andavo a raccogliere rami di salice piangente che loro smontavano, sfilacciavano e portavano sulla schiena per fare il nido”.

Con il primo stipendio riuscì a comprarsi il suo primo cenerino. “Lavoravo fino a sera e lui restava solo per molte ore. Mi faceva tenerezza: aveva bisogno di compagnia. Così mio fratello mi regalò la femmina. Li chiamai Chicco e Chicca, e ancora oggi vivono con me”.

Da lì iniziò la scalata. Un amico le propose una coppia di ara ararauna: costavano 4.300 euro. “Presi un finanziamento di nascosto dai miei genitori. Dopo due mesi arrivarono dieci piccoli: li vendetti, estinsi il debito e comprai un’altra coppia. A quel punto i miei genitori decisero di aiutarmi”.

Nasce così l’allevamento, con voliere, spazi adeguati, il supporto di un veterinario. Ma presto Chiara si accorge che le gabbie non bastano: “Mi rendevano triste. Volevo dare loro una vita migliore”. Frequenta corsi in Italia e all’estero e scopre il volo libero: i pappagalli che, addestrati, volano e ritornano. Nasce anche l’associazione Passione pappagalli free flight, oggi con 350 iscritti, di cui Chiara è presidente, l’attore comico Enzo Salvi vicepresidente e Luciano De Angelis tesoriere.

Un punto di riferimento per famiglie e appassionati che vogliono vivere un’esperienza diversa con i propri pappagalli. “Partecipiamo a fiere in tutta Italia – spiega – montiamo una grande voliera, spieghiamo come si vive con un pappagallo, facciamo giocare i bambini. Insegniamo loro che non sono giocattoli, ma esseri viventi con emozioni e intelligenza”. Intelligenza vera, paragonabile a quella di un bambino di sei anni. “Il cenerino è probabilmente il più brillante” conferma Chiara. E la vita di un pappagallo non è certo breve: 70, persino 80 anni.

Ma come si insegna il volo libero? “Il 90% è relazione. Noi diventiamo parte del loro stormo. Occorre insegnare a planare, perché con ali così grandi non è semplice scendere dagli alberi. E serve spazio, una casa di campagna: in città il volo libero e il loro richiamo potrebbe diventare un problema”.

E il ritorno? “Mappano il territorio e tornano. I miei fanno piccoli giri, giocano sugli alberi e poi rientrano nel nido”. L’esperienza le ha insegnato anche altro: “Un pappagallo va sempre allevato in coppia: da solo si deprime, si strappa le piume, può arrivare a farsi del male. La fiducia è il primo tassello per costruire un rapporto sano e duraturo”. Così, tra voli, colori e voci squillanti, Montefalco oggi non ricorda solo i falchi di Federico II, ma anche i pappagalli di Chiara: un’armonia di ali e libertà che ha trovato casa nel cuore dell’Umbria.

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