PERUGIA
Costantino D'Orazio
Da domani il Corriere ospiterà, in tutte le edizioni cartacee e digitali del Gruppo Corriere (Corriere dell’Umbria, Corriere di Arezzo, Corriere di Siena e Corriere di Maremma), nelle pagine social, in uno spazio settimanale, ogni giovedì, i contributi di Costantino D’Orazio, storico dell’arte, saggista, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia e della Direzione regionale dei Musei dell’Umbria e dei musei nazionali dell’Emilia Romagna. L’Arco di Costantino è, dunque, una serie di contributi audiovisivi di meno di due minuti in cui l’arte incontra la cronaca.
- D’Orazio, come nasce l’idea della rubrica L’Arco di Costantino sul Corriere ?
Lo spiega bene il sottotitolo Quando la cronaca incontra la storia. L’idea è proprio questa: usare l’attualità come porta d’ingresso per raccontare l’arte.
- Qual è il tema del primo contributo in uscita domani?
Era doveroso parlare della Basilica di Norcia. Ho voluto raccontare alcuni dettagli che nella cronaca non erano emersi, come il nuovo soffitto della basilica di San Benedetto e il motivo per cui le capriate, un tempo visibili, oggi non lo sono più. La rubrica vuole aggiungere informazioni, curiosità e particolari che di solito non compaiono negli articoli tradizionali.
- I contenuti sono in formato audiovisivo sui siti del Corriere e sulle pagine social, ai quali si può accedere anche dal cartaceo tramite qrcode. In un minuto e mezzo si riesce ad affrontare temi complessi?
Sì. È una cosa che ho imparato con anni di televisione: concentrare molte informazioni in poco tempo, cercando di incuriosire chi guarda. Metto a frutto quell’esperienza per un linguaggio veloce, immediato, adatto ai social.
- L’arte anche come chiave interpretativa...
Sì, perché alcuni fatti di cronaca non hanno nulla a che vedere con l’arte, ma possono essere letti attraverso l’arte. La finanziaria, ad esempio, ha riportato al centro il tema delle pensioni: ho raccontato in uno dei contributi quanto percepivano grandi artisti come Leonardo, Michelangelo, Caravaggio, Bernini. È un modo per far dialogare questioni attuali con figure del passato.
- La rubrica che cadenza avrà?
È un intervento a settimana, senza un termine prestabilito. Continueremo finché avrà senso e piacere farlo.
- Viene sottolineato che si tratta di una generosa collaborazione...
Sì, è importante dirlo. Nasce dal mio modo di interpretare il ruolo di direttore della Galleria nazionale dell’Umbria: un ruolo che per me significa dialogo, relazione con il territorio. Il Corriere è un luogo fondamentale di dibattito nella comunità locale, sempre molto attento alla cultura. Offrire spunti e curiosità ai lettori è un’estensione naturale del mio lavoro in galleria.
- Perché la scelta del formato audiovisivo, il cosiddetto reel?
Perché si tratta di interventi veloci, estemporanei, legati ai fatti del momento. È un linguaggio molto diverso dal lavoro giornalistico tradizionale: qui si parte dalla quotidianità per rileggerli attraverso le immagini, le storie e i simboli dell’arte. L’arte non è mai lontana dal quotidiano.
- Il titolo L’Arco di Costantino da cosa nasce?
È venuto in mente al direttore del Gruppo Corriere Sergio Casagrande: un gioco di parole con il monumento romano, ovviamente. Ma il logo della rubrica è una freccia che arriva al bersaglio: in poco tempo ti porta dritto a un punto, a un’idea chiara. Una sintesi immediata, come la freccia che colpisce il centro.
- Musei italiani da record nel 2024, Il Mic ha reso noti i dati. Come li legge?
Penso siano il risultato di una nuova generazione di funzionari e direttori che ha capito quanto sia importante far arrivare i beni culturali alle persone. C’è stato un grande lavoro sull’accessibilità: comunicazione chiara, nuove modalità di coinvolgimento, iniziative e mostre che vent’anni fa sarebbero state impensabili. Oggi il pubblico entra nei musei senza il timore di non capire o di annoiarsi. Illuminazioni nuove, testi più comprensibili, una divulgazione più attenta: tutto questo ha generato un vero cambio di passo.
- Il suo nuovo libro, I misteri dell’arte. Dentro i capolavori, segue questa stessa linea divulgativa?
Sì, ma con un approccio ancora più investigativo. Sono entrato dentro le immagini, nei dettagli spesso trascurati: particolari che hanno un significato simbolico, enigmatico.
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