Attualità
Gli umbri all’estero continuano a crescere: nel 2025 gli iscritti all’Aire sono diventati 50.088, 1.614 in più in un anno. L’aumento è del +4,8%, superiore alla già sostenuta crescita nazionale (+4,5%), che nel 2024 ha toccato il record storico di espatri. Un ritmo che colloca l’Umbria accanto a regioni molto più popolose e tradizionalmente mobili, come Lombardia e Veneto.
I numeri emergono dal Rapporto Italiani nel Mondo 2025 della Fondazione Migrantes, che ricostruisce anche un quadro ventennale. Dal 2006 al 2024 la regione ha contato 21.436 espatri e 10.226 rimpatri, con un saldo negativo di 11.210 persone. Per ogni umbro che torna, più di due se ne vanno (rapporto 2,1), una quota superiore alla media nazionale. In termini assoluti, l’Umbria rappresenta l’1,3% degli espatri italiani e l’1,2% dei rientri: percentuali contenute ma stabili, che indicano una continuità del deflusso.
Le partenze più recenti confermano la tendenza. Tra i 1.614 umbri emigrati nel 2024, pari all’1,3% del totale italiano, spiccano i giovani 18–34 anni, che rappresentano il 22,2%. La narrazione della “fuga dei cervelli”, però, spiega solo una parte del fenomeno: secondo Migrantes, due terzi degli emigrati non sono laureati, ma diplomati, tecnici e lavoratori che altrove trovano opportunità professionali o di crescita personale. Rilevante anche il peso degli over 65: 9.116 pensionati, pari al 18,2% degli umbri all’estero. “Tra i pensionati che scelgono di trasferirsi – osserva Elisa Leonardi, segretaria regionale Uilp – le mete più richieste restano Portogallo e Spagna, in particolare le Canarie, dove tasse, costo della vita e clima risultano più favorevoli”.
Il confronto con il resto del Paese colloca la regione in una posizione particolare. Il Centro Italia contribuisce nel lungo periodo al 17,4% degli espatri e al 19% dei rimpatri, con un rapporto di 1,8. L’Umbria si muove dunque più velocemente della propria macroarea. Eppure, dal punto di vista demografico, l’impatto è meno drastico che altrove: a livello nazionale gli iscritti all’Aire rappresentano il 10,9% della popolazione, mentre in Umbria l’incidenza è del 5,9%, quasi la metà. Una distanza notevole rispetto ai picchi del Sud, dove regioni come Molise, Basilicata e Calabria superano il 25%.
Anche la geografia delle destinazioni umbre riflette quella nazionale: due terzi vivono in Europa, seguono America centro-meridionale, Nord America, Oceania e Asia. Le comunità più numerose si trovano in Francia (14,5%), Brasile (11,7%), Svizzera (10,7%), Regno Unito (9,7%) e Germania (8,9%), poi Argentina, Spagna e Belgio. A livello locale, Perugia e Terni guidano per numero di residenti all’estero, ma le incidenze più alte si registrano in piccoli comuni della fascia appenninica - Scheggia e Pascelupo, Costacciaro, Fossato di Vico, Pietralunga, Parrano - dove un abitante su cinque (o quasi) vive oggi fuori dall’Italia.
Sul piano nazionale, il report conferma che tra 2006 e 2024 la mobilità italiana è diventata un fenomeno strutturale. Dopo la crisi del 2008, gli espatri sono cresciuti senza sosta fino alle 155.732 partenze del 2024, nuovo massimo storico. L’Europa resta il baricentro (76% degli espatri), con Regno Unito, Germania e Svizzera come principali destinazioni. Negli anni, però, la mobilità è diventata più circolare e complessa: si parte, si torna, si riparte. Crescono le donne (+115,9% in vent’anni) e gli over 50. Le costanti? La spinta migratoria legata alle fragilità strutturali del Paese - precarietà, divari territoriali, scarso riconoscimento del merito - ma anche una dimensione personale fatta di scelte, curiosità e progettualità.
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