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I direttori all'unisono: "La notizia è immortale"

Il mestiere non morirà fino a quando svelerà le cose "che si vuol tenere nascoste"

Alessandro Antonini

14 Novembre 2025, 08:33

I direttori all'unisono: "La notizia è immortale"

Da sinistra Massimo Martinelli, Tommaso Cerno, Claudio Rinaldi, Sergio Casagrande, Luca Telese e Pietro Senaldi

L’informazione cambia, si trasforma, le tecnologie corrono alla velocità della luce. Ma una cosa resterà sempre: la notizia. Svelare ciò che si vuol tenere nascosto. L’essenza del giornalismo. Parola di direttore. La sfida di raccontare il futuro è stato il tema del terzo panel di ieri al convegno su editoria e informazione organizzato alla Link di Città di Castello dal nostro gruppo. Il direttore del Corriere dell’Umbria e del Gruppo Corriere, Sergio Casagrande, ha moderato i direttori Tommaso Cerno (Il Tempo), Massimo Martinelli (Il Messaggero), Claudio Rinaldi (Gazzetta di Parma), Pietro Senaldi (Libero) e Luca Telese (Il Centro).


“Sono cambiate le fonti. Quando ho iniziato, nel ‘92, un morto in incidente faceva vendere i giornali. Eri tu a informare la comunità. Oggi l’incidente arriva in tempo reale in una community che ricorda il deceduto con foto e commenti. Tu che eri il giornalista che informava oggi sei quello che viene informato. Bisogna fare i conti con questo”. E nelle redazioni decimate dalla crisi dell’editoria, utilizzare l’IA per fare il lavoro non strettamente giornalistico potrebbe far tornare i giornalisti stessi a fare quello che dovrebbero fare, “cercare le cose che non si sanno e non si dicono”. Sfatando un mito: nulla è neutro. “Meglio un giornalismo schierato che si fa riconoscere che un finto giornalismo neutro” ha affermato Cerno.


Qual è ricetta per avvicinare il lettore? “Cercare quello che non si sa”, ha risposto Martinelli. “Nella grande rivoluzione dalla lettera 22 al web una cosa non è mai cambiata. L’importanza della notizia, di quello che non si sa. Il mestiere si può salvare se si insegna ai giovani a trovare la pepita, l’esclusiva, notizia che non si sa”. Rinaldi ha ricordato i “tre secoli di radicamento della Gazzetta di Parma sul territorio, con una rete di collaboratori che copre tutti i comuni. Focus sempre sulla cronaca locale ma con l’obiettivo di dare un giornale completo”. Le innovazioni tecnologiche? “Questo mestiere sarà immortale per il filtro che giornalista può offrire al lettore. Questo non passerà mai di moda”. Senaldi ha sottolineato come l’identità politico culturale di Libero non è diversa dall’identità di una testata locale rispetto al territorio di riferimento. “Noi conosciamo l’orientamento della nostra comunità. Non è solo marketing e orientamento politico. È una questione culturale, di visione del mondo”. Perché il giornale è un prodotto culturale. E dovrebbe percepire fondi in quanto tale, alla stregua del cinema. Lì si grida ai tagli, qui sembra che i soldi vengano regalati. La tecnologia? Da utilizzare, come il vento in poppa. “Adesso, paradossalmente, la potenzialità dei lettori è più alta”. Per Telese “i quotidiani locali hanno un ‘invaso naturale’ fatto di comitati, presentatori di progetti e associazioni che assediano le redazioni. Io avrei bisogno di un avatar per andare in tutte le sagre in cui mi invitano. Dobbiamo saper formare i giornalisti a questa sfida. E non possiamo fare i luddisti con i pirati web”. Perché fanno brand e moltiplicano lettori. Rispetto alle ricerche sul web “noi vendiamo firme, abbiamo i codici”. E’ questa la forza immortale dei giornali di carta.

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