CRONACA
Tre giovani su quattro assistono inerti agli atti di bullismo di cui sono vittime i loro compagni. Il 41% non interviene “perché ha paura di diventare il prossimo bersaglio del branco”, il 22,1% “vorrebbe fare qualcosa ma non sa come” e ben un 8% “si fa due risate”. Sono i dati, allarmanti, emersi dall’evento su bullismo e cyberbullismo, dal titolo ‘Parole che costruiscono’, organizzato dal Kiwanis Club di Foligno, tenutosi ieri mattina all’Auditorium cittadino.
I risultati provengono da un sondaggio interattivo on line, tramite la piattaforma Google Form, condotto in tempo reale su 356 studenti del biennio delle scuole superiori di Foligno. I due terzi degli adolescenti che ieri hanno impugnato il telefonino per rispondere alle dieci domande del questionario on line, rigorosamente anonimo, hanno inoltre dichiarato di non parlare con gli adulti delle proprie difficoltà preferendo o confidarsi con un amico, nel 34% dei casi, oppure optare per il silenzio, non raccontando nulla a nessuno, nel 32% dei casi. Ancora. Per uno studente su quattro, precisamente nel 25,8% del campione, è la percezione di esclusione sociale la motivazione alla base dell’ideazione suicidaria. Una fotografia impietosa di un disagio giovanile sempre più marcato, cui non è estranea nemmeno la tendenza all’iperconnessione dei ragazzi e la conseguente, progressiva sostituzione delle relazioni reali con quelle virtuali.
Come nel caso del sexting, l’invio di messaggi, foto e video sessualmente espliciti, che, “per sentirsi desiderato”, pratica, stando alle risposte della platea di giovanissimi che ieri ha partecipato al sondaggio, il 46% dei ragazzi. A commentare le risultanze del sondaggio anche Paolo Picchio, il padre di Carolina, la quattordicenne piemontese suicidatasi la notte del 5 gennaio 2013, a seguito della diffusione in Rete, contro la sua volontà, di un filmato, diventato virale, che la ritraeva, a una festa, ubriaca e oggetto di molestie sessuali da parte di cinque coetanei. L’uomo, di fronte ad un uditorio in rispettoso silenzio, ha ricordato la figlia, prima vittima riconosciuta di cyberbullismo in Italia. Lo ha fatto prendendo a prestito un’espressione di Carolina, “le parole fanno più male delle botte”, diventato il titolo del suo libro, edito da De Agostini, che ripercorre la storia di questa adolescente di Novara che amava la vita ma che, sopraffatta dall’umiliazione pubblica di un video diffamatorio postato in Rete, sceglie di farla finita, lanciandosi dal terzo piano della sua abitazione. Da allora, suo padre Paolo, presidente onorario della Fondazione Carolina Onlus, ha incontrato circa ottomila studenti all’anno per sensibilizzare i giovani della Generazione Z sull’uso improprio dei social media. Da allora, in dodici anni, il dolore senza requie di questo padre si è trasformato in impegno civile, tanto che nel maggio del 2017 la Camera ha approvato, in via definitiva e all’unanimità, la prima legge italiana sul cyberbullismo.
La conclusione dei lavori della giornata è stata affidata a Massimo Stortini, luogotenente e governatore dalle Divisione 9 Umbro-Sabina del Kiwanis Club, e a Modesto Lanci, autore del romanzo ‘La fine del nulla’, per i tipi di Chiaredizioni, che affronta con delicatezza e sapienza un tema, il bullismo, sempre più drammaticamente attuale.
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