Domenica 02 Novembre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

LIVE

logo radio

IL CASO

Emergenza rsa in Umbria: 648 anziani in attesa per un posto

Le strutture convenzionate restano fuori dalla portata di molti per le tariffe proposte

Catia Turrioni

02 Novembre 2025, 08:33

Emergenza rsa in Umbria: 648 anziani in attesa per un posto

In Umbria la non autosufficienza è una realtà che tocca ormai il cuore sociale della regione, una condizione che pesa su migliaia di famiglie e che, giorno dopo giorno, si trasforma in una prova di resistenza economica e psicologica. Secondo i dati elaborati dalla Uil Pensionati, nella regione vivono circa 63 mila persone con gravi limitazioni nelle attività quotidiane. Di queste, quasi il 29 per cento affronta la fragilità in solitudine, senza una rete familiare diretta. Tradotto in cifre concrete, sono almeno 45 mila i nuclei umbri che convivono con un familiare non autosufficiente.

L’offerta residenziale non è in grado di far fronte alla domanda: i posti disponibili nelle strutture socio-sanitarie si fermano intorno alle 5.600 unità, mentre 648 anziani (dato aggiornato a luglio 2025) restano in lista d’attesa per un posto in RSA. Una cifra che racconta meglio di qualsiasi commento l’urgenza di un piano regionale per la non autosufficienza.

“Siamo davanti a un quadro che si regge più sulla dedizione delle famiglie che sull’efficienza del sistema”, osserva Elisa Leonardi, segretario della Uil Pensionati Umbria. “La grande maggioranza degli anziani resta al domicilio, ma i costi e la complessità organizzativa di questa scelta sono ormai fuori portata per troppi nuclei, specie quelli monoreddito o con pensioni medio-basse”.

Restare a casa con una badante convivente comporta, in media, una spesa di 1.680 euro al mese, che può arrivare a 2.260 euro per livelli professionali più alti. Anche una badante non convivente, per 40 ore settimanali, costa tra 1.650 e 1.950 euro. L’indennità di accompagnamento, pari a 532 euro mensili, copre solo un quarto o al massimo un terzo di questa cifra. Il resto, da 1.100 a 1.700 euro, è a totale carico della famiglia, senza considerare pannoloni, ausili, trasporti o sostituzioni.

Le rsa convenzionate, pur garantendo assistenza continuativa e personale qualificato, restano fuori dalla portata di molti: con tariffe che nel 2025 arrivano a 163 euro al giorno per una struttura standard e a 181 euro per i nuclei demenze, la quota sociale che ricade sulla famiglia si aggira sui 2.450-2.700 euro al mese. Cifre che superano ampiamente il reddito medio di un pensionato. Anche le residenze protette, dove la retta convenzionata è di circa 1.300 euro, e le case di riposo private, che oscillano tra 1.500 e 2.000 euro, non offrono soluzioni realmente accessibili.

“La nostra analisi – prosegue Leonardi – parte dai dati sulla cosiddetta prestazione universale, che a livello nazionale mostra un quadro sconfortante. Le domande presentate sono circa 5.000, e di queste appena il 41 per cento è stato accettato. Parliamo di numeri irrisori se confrontati con una popolazione di oltre un milione e mezzo di anziani over 70. È evidente che siamo lontani da un sistema equo e realmente universale.”

Secondo la Uil Pensionati, la misura così com’è pensata non garantisce alcuna sostenibilità economica. L’indennità di accompagnamento, oggi l’unica copertura diretta, non basta a fronteggiare nemmeno i costi minimi di una badante o di un posto in RSA. “Il Ministero del Lavoro ha ipotizzato di alzare il limite ISEE da 6.000 a 12.000 euro per la prestazione universale – aggiunge Leonardi – ma si tratta di un intervento che non affronta il vero problema. Serve ampliare la platea dei beneficiari, includendo almeno gli over 70, e creare strumenti di sostegno duraturo, non palliativi.”

La sindacalista parla di “pannicelli caldi” per definire i rimedi emergenziali finora messi in campo, chiedendo invece “investimenti strutturali e un piano pluriennale nazionale per le cure di lungo periodo”. Una visione di lungo respiro che manca, mentre le famiglie continuano a farsi carico, da sole, di un’emergenza silenziosa ma capillare.

Ogni mese, migliaia di umbri devono scegliere tra l’assistenza adeguata a un genitore o la stabilità del bilancio familiare. “Il rischio di impoverimento è reale e diffuso”, conclude Leonardi, “e l’attuale assetto di sostegni pubblici non basta più. È il momento di trattare la non autosufficienza come una priorità nazionale e regionale, non come una questione privata confinata tra le mura domestiche.”

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie