Attualità
“Per commemorare i defunti scegliamo il made in Italy”. Quest’anno, operatori commerciali e associazioni dei consumatori viaggiano nella stessa direzione: i fiori italiani sono belli, resistenti e - dettaglio non trascurabile - costano molto meno di quelli d’importazione. Tra crisi energetiche, rincari dei trasporti e concorrenza internazionale, i florovivaisti cercano un equilibrio sempre più sottile: mantenere prezzi sostenibili senza sacrificare qualità e tradizione. “La situazione si è divisa in due fasce molto distinte - spiega Mauro Fortini, presidente regionale Fiva, l’associazione venditori ambulanti aderente a Confcommercio - I prodotti di importazione, soprattutto quelli olandesi come orchidee o anthurium, hanno raggiunto prezzi davvero esagerati: quello di un’orchidea è passato da 6 a 10 euro, con un aumento che sfiora l’80%.
Le produzioni italiane, invece, si sono mantenute su livelli più contenuti, con un rincaro medio intorno al 10%, fisiologico per il periodo”. Il motivo, racconta Fortini, è nella diversa struttura dei mercati: “La produzione italiana è legata a un sistema locale, con margini più stretti. I produttori sanno che oltre certi prezzi il fiore resta invenduto. L’Olanda, invece, lavora su scala globale: se non lo compri tu, lo acquisterà qualcun altro in Germania o in Canada. E così i prezzi volano”. Nonostante le difficoltà, il comparto italiano si è mosso compatto per salvaguardare la tradizione e contenere i costi. “C’è stato uno sforzo collettivo – produttori, trasportatori, grossisti – per mantenere un prezzo accessibile. Tutti hanno fatto sacrifici: meno personale, più ore di lavoro, viaggi diretti senza intermediari. È più un istinto di sopravvivenza che una strategia, ma è l’unica via per restare competitivi”, dice Fortini.
A pesare è anche la lunga filiera produttiva: “Un crisantemo si programma a gennaio, si pianta a giugno e si raccoglie a ottobre. Dieci mesi di lavoro per un articolo che all’ingrosso vale pochi centesimi. Dietro ogni fiore c’è un impegno enorme, che il consumatore spesso non immagina”. Anche Paolo Del Caro, presidente regionale Federconsumatori, invita a privilegiare le produzioni nazionali: “Ormai molti hanno capito che i fiori d’importazione costano di più e non vale la pena acquistarli”. Per la ricorrenza di Ognissanti, i protagonisti restano i grandi classici. “Il crisantemo è il fiore simbolo di queste festività, seguito da lilium e rose - precisa Fortini - Il mercato delle varietà italiane tiene, e quest’anno non si registrano aumenti significativi rispetto al 2024”. Una stabilità che, per chi lavora tra serre e campi, vale più di qualsiasi altro risultato: “Nonostante tutto, siamo riusciti a garantire la tradizione. Ci aiutiamo tra colleghi, ci scambiamo la merce, ci sosteniamo a vicenda. E’ un momento difficile, ma la collaborazione è la nostra forza”.
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