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Al via il piano regionale contro ogni genere di violenza. La presidente Proietti: "L'Umbria regione apripista a livello nazionale"

Ilaria Albanesi

27 Ottobre 2025, 20:33

Al via il piano regionale contro ogni genere di violenza. La presidente Proietti: "L'Umbria regione apripista a livello nazionale"

"Umbria contro ogni genere di violenza", è il sistema regionale - strutturato e permanente - per prevenire, riconoscere e contrastare ogni forma di violenza, lanciato oggi, lunedì 27 ottobre, dalla Regione. Il piano si basa sulla cooperazione di sanitàscuole, enti locali, forze dell'ordine, magistratura e associazioni, trasformando il 25 novembre - la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne - , in un impegno quotidiano

Il mese dal 25 ottobre al 25 novembre diventa - con la delibera di giunta numero 971/2025 - il punto di partenza di un modello regionale che mette in moto il lavoro di istituzioni e comunità per proteggere le persone più esposteintervenire prima che sia troppo tardi

Il piano prevede protocolli condivisi tra sanità, scuola, servizi sociali e comuni - con azioni nei pronto soccorso, nei reparti psichiatrici, nei consultori e nei servizi sociali. Tra gli interventi, l'introduzione di pulsanti di allarme, Qr code per segnalare episodi di violenza, protocolli sanitari che attivano supporto psicologico e legale entro 24 ore, sportelli psicologici per operatori sanitari dal 2026Centrale la rete "Scuole che promuovono salute", che svilupperà progetti in 71 istituti su rispetto, affettività, uso consapevole dei social, bullismo e cyberbullismo, body shaming e disturbi alimentari.

"La violenza non è un fatto privato, ma una ferita alla salute e alla dignità delle persone - ha dichiarato la presidente della Regione Stefania Proietti -. Per questo l'Umbria ha scelto di affrontarla come una questione di sanità pubblica, secondo l’articolo 32 della Costituzione e le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. Abbiamo costruito un sistema permanente, non una campagna temporanea: protocolli nei pronto soccorso, scuole coinvolte, comuni in rete, formazione degli operatori. Purtroppo in Umbria si è verificato il primo femminicidio dell’anno, il 5 gennaio, ha colpito una giovane operatrice sanitaria. Quella tragedia ci ha detto che il 25 novembre non può restare un giorno simbolico, ma deve diventare un punto di partenza. Lavoriamo fermamente ad un cambio culturale che renda più facile chiedere aiuto, più immediata la risposta delle istituzioni, più forte la fiducia di chi denuncia. In tal senso, come Regione già dallo scorso maggio, con la dgr n. 510, abbiamo deciso di stanziare complessivi 76.600 euro per il rafforzamento e il consolidamento dei servizi antiviolenza sul territorio, attraverso percorsi finalizzati alla realizzazione di centri antiviolenza in due zone sociali attualmente prive di tali servizi".

"Il 25 novembre, giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, resta una data fondamentale, ma non basta più - ha affermato l'assessora alle pari opportunità Simona Meloni - . I numeri parlano chiaro: nel 2022 in Italia sono state uccise 106 donne, nel 2023 sono diventate 117, nel 2024 sono state 113. Nei primi dieci mesi del 2025 siamo già a 72. Le leggi esistono – Codice Rosso, braccialetto elettronico – ma la violenza continua, quasi sempre in casa. Per questo abbiamo scelto di agire su due piani: protezione e cultura. Abbiamo finanziato 246mila euro per i centri antiviolenza, con 80mila euro in più per aprire nuovi sportelli, come a Todi e Città di Castello. Ma la protezione non basta se non si cambia la cultura: rispetto, consenso, autonomia economica, educazione nelle scuole, condivisione nelle famiglie. La violenza non riguarda solo le donne, ma anche i figli, gli anziani, le persone con disabilità, gli animali, l’ambiente. Serve una rete vera tra istituzioni, sanità, scuola e cittadini”.

"Questa campagna - ha spiegato Daniela Donettidirettrice regionale Salute e Welfare - nasce dall'idea che la violenza sia una questione di salute pubblica. L’OMS la definisce una epidemia silenziosa e ci invita a riconoscerla in tutte le sue manifestazioni: autoindotta, interpersonale – familiare, scolastica, lavorativa, digitale – o collettiva, legata a guerre, terrorismo o crimini d’odio. Per questo abbiamo costruito un sistema basato su quattro pilastri: riconoscere le violenze, individuare i sintomi e i luoghi in cui si manifestano, definire protocolli tecnico-scientifici per affrontarle e costruire alleanze tra istituzioni per renderli operativi. Gli obiettivi sono proteggere e supportare chi subisce violenza attraverso percorsi clinici e sociali condivisi, rafforzare la rete psicologica, sanitaria e materiale, sensibilizzare la società promuovendo rispetto e parità, valorizzare il lavoro dei professionisti – sanitari, insegnanti, forze dell’ordine, operatori sociali – riconoscendone il ruolo e fornendo strumenti per leggere i segnali e intervenire in sicurezza. Per garantire la concretezza di questo percorso abbiamo istituito un Board scientifico che coordina e valuta le azioni e stiamo realizzando un database regionale per raccogliere dati, monitorare i fenomeni e orientare le misure di prevenzione, integrandolo con gli osservatori già esistenti. Sono già attivi undici tavoli permanenti: dal Codice Rosa nei pronto soccorso alla tutela degli operatori sanitari, dall’autolesionismo e dalla salute mentale ai disturbi alimentari, dal progetto ‘Ti Proteggo’ per anziani e fragili al contrasto della violenza sugli animali e dell’ecocidio ambientale, dal bullismo e cyberbullismo al progetto ‘Comuni liberi da ogni forma di violenza’, fino alla violenza connessa ai conflitti e alla promozione della pace".

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