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AMBIENTE

Autunno, stagione delle cimici: ecco come teneri lontani questi insetti (e la puzza) con rimedi naturali

Clementina Civitavecchia

27 Ottobre 2025, 12:39

Autunno, stagione delle cimici: ecco come teneri lontani questi insetti con rimedi naturali

In questo periodo dell’anno le troviamo quasi ovunque: le cimici. Stanno tra le persiane delle finestre, sui vetri, avvinghiate alle tende. Sono placide e silenziose, eppure, nonostante tutto, provocano spesso ribrezzo. Non è soltanto l’odore sgradevole. Non è una fissazione: è qualcosa di più profondo, radicato nel nostro Dna e nell’evoluzione umana.

Caratteristiche

Le cimici sono insetti appartenenti alla specie degli Eterotteri: hanno corpo piatto, forma a scudo e si nutrono di piante, linfa e frutti. Se disturbate, possono emettere un odore sgradevole.

Le specie più comuni in Italia, spesso confuse tra loro, sono la cimice verde e la cimice asiatica. Si tratta di due insetti distinti, con origini e comportamenti molto diversi.

La cimice verde è una specie autoctona europea, da sempre presente nei nostri ecosistemi. Ha un colore verde brillante, ma può assumere sfumature brune in autunno.

La cimice asiatica, invece, è una specie aliena invasiva: originaria dell’Asia orientale, è arrivata in Europa nei primi anni Duemila. Ha un colore marrone-grigio con macchie scure e si distingue per le bande chiare presenti su antenne e zampe, che la rendono più mimetica.

È lei che, in autunno, invade case e campi in diverse regioni dell’Italia del Nord (come Emilia-Romagna e Veneto), provocando ingenti danni ai raccolti di melo, pero, vite, mais e altri frutti. Gli studi dicono che la cimice asiatica preferisca le uve rosse rispetto alle bianche. Tra le tante leggende popolari, ce n’è una che resiste nel tempo: quella secondo cui le cimici sarebbero cieche. In realtà non lo sono affatto, ma la loro lentezza e i movimenti un po’ impacciati possono trarre in inganno. Le cimici vedono, anche se male: i loro occhi composti percepiscono la luce, le ombre e i movimenti, ma non i dettagli. Si orientano soprattutto grazie alle antenne, che per loro funzionano come un vero radar, capaci di captare odori, vibrazioni e variazioni di temperatura. Il risultato è che sembrano indifferenti a tutto, imperturbabili anche quando ci avviciniamo, e forse è proprio questa calma “da statue” a renderle ancora più inquietanti.

Dal ribrezzo alla fobia

Tutte le cimici odiano il freddo: per questo motivo, in autunno, con il calare delle temperature, cercano calore e protezione infilandosi tra le tende, tra le persiane, in ogni pertugio che le metta al riparo. Comprensibile, ma più che fastidioso per chi ha sviluppato nei loro confronti un sentimento di avversione che va dal semplice ribrezzo alla fobia. Non è solo questione di estetica: c’è dell’altro in quel brivido di repulsione che ci attraversa quando vediamo una cimice sul muro o, peggio, quando la sentiamo frusciare vicino a noi.

È un fastidio istintivo, antico, che non ha nulla a che vedere con la fissazione o la paura irrazionale. Gli psicologi spiegano che il disgusto è una specie di campanello d’allarme che l’essere umano si porta dietro da millenni e che lo ha sempre difeso da tutto ciò che potrebbe contaminare o fare del male. Per i nostri antenati, riconoscere ciò che sembrava “strano” o “malato” era importante per sopravvivere. Gli insetti, con le loro zampe sottili, le antenne, i colori innaturali, rappresentavano un segnale d’allerta. In pratica, il nostro cervello reagisce a certe forme, movimenti o odori (come quello delle cimici) come se fossero un potenziale pericolo, anche quando sappiamo che non lo sono davvero. Ecco perché, anche se la cimice non punge, non morde e non porta malattie, ci disturba così tanto. Ci infastidisce la sua lentezza, il modo in cui si muove, quel rumore secco quando vola e, soprattutto, la sensazione che possa invadere i nostri spazi più intimi (la casa, la camera, la finestra). Quindi non si tratta di debolezza, ma di una risposta fisiologica che in passato poteva salvarci la vita.

Per la maggior parte delle persone, il ribrezzo verso le cimici o altri insetti è solo un riflesso involontario, spesso accompagnato da un piccolo brivido o da un urlo liberatorio, ma che finisce lì. Per altri, invece, può essere una vera e propria paura legata non tanto all’animale in sé, quanto alla sensazione di perdita di controllo che suscita. Secondo la Cleveland Clinic, una delle istituzioni mediche americane più autorevoli: “Le persone con entomofobia (la paura degli insetti) possono provare ansia o panico anche solo pensando a loro. È però possibile superarla con diversi tipi di terapia, tra cui l’esposizione graduale, la terapia cognitivo-comportamentale e, in alcuni casi, l’ipnosi.”

Come combattere le cimici nei campi e in casa

Le cimici, soprattutto quelle asiatiche, rappresentano un vero problema per gli agricoltori perché attaccano frutta e ortaggi, causando macchie e deformazioni e si rifugiano nei magazzini o tra le cassette di raccolta.

In agricoltura: la prevenzione

In agricoltura, il metodo più efficace è la prevenzione:

  • Eliminare le erbe infestanti e gli eventuali residui di colture, dove trovano rifugio;
  • Usare reti anti-insetto o teli protettivi per isolare le coltivazioni più delicate;
  • Favorire la presenza dei loro nemici naturali, come il parassitoide Trissolcus japonicus (una piccola vespa che depone le uova dentro quelle della cimice asiatica).

Molti consorzi agricoli stanno già utilizzando la lotta biologica con buoni risultati, riducendo così l’uso di insetticidi chimici.

In casa: prevenire l’ingresso

In casa, invece, la strategia è più semplice: come spiegano gli esperti di Ambiente in Salute, il modo più efficace per ridurre la loro presenza resta quello di prevenirne l’ingresso:

  • Montare zanzariere e sigillare crepe e fessure;
  • Evitare di schiacciarle, meglio catturarle con un foglio di carta o un aspiratore portatile e liberarle all’aperto;
  • Usare prodotti naturali come il sapone di Marsiglia, l’aceto bianco o l’olio essenziale di menta o lavanda, che le tengono lontane dai davanzali.
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