Economia
In Umbria l’immigrazione vale 2,4 miliardi di Pil e 44 mila occupati: è quanto emerge dal Rapporto 2025 sull’economia dell’immigrazione, elaborato dalla Fondazione Leone Moressa e presentato ieri al Cnel e alla Camera dei Deputati. Nella regione vivono 88.579 cittadini stranieri, pari al 10,4% della popolazione. Una presenza stabile, in lieve crescita rispetto al 2024, e composta in larga parte da persone nate all’estero: sono oltre 81 mila, a conferma di un insediamento sempre più strutturato.
I dati economici parlano chiaro: in Umbria gli occupati stranieri sono circa 44 mila e generano 2,4 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 10,1% del Pil regionale (dato superiore a quello nazionale del 9%). Una quota significativa, che riflette l’importanza della componente immigrata in settori come agricoltura, edilizia, cura alla persona, ristorazione e logistica. In parallelo, si registra anche una presenza imprenditoriale rilevante: nel 2025 gli imprenditori stranieri attivi in Umbria sono 11.428, un dato in leggera flessione rispetto all’anno precedente, ma comunque indicativo di un dinamismo che spesso si sviluppa dal basso e in contesti complessi. A livello nazionale, in dieci anni (2014-24), gli imprenditori immigrati sono cresciuti (+24,4%) mentre gli italiani sono diminuiti (-5,7%). L’incidenza più alta al Centro-Nord e nei settori di costruzioni, commercio e ristorazione. Oltre a dare un contributo demografico ed economico nei paesi di destinazione, i migranti contribuiscono allo sviluppo dei paesi d’origine, anche attraverso l’invio di denaro. Nel 2024 gli immigrati in Italia hanno inviato 8,3 miliardi di euro a sostegno delle famiglie nei paesi d’origine, pari a circa 130 euro pro-capite al mese.
(Elaborazione Fondazione Leone Moressa su dati Istat e Unioncamere - Excelsior)
Sul fronte demografico, il contributo della popolazione immigrata è ormai decisivo. In un’Italia che continua a perdere residenti italiani (385 mila in meno nel solo 2023), la componente straniera cresce e riequilibra parzialmente i numeri complessivi. I dati nazionali mostrano che il tasso di natalità tra gli stranieri è del 9,9 per mille, contro il 6,1 tra gli italiani; allo stesso tempo, il tasso di mortalità è molto più basso, segno di una popolazione giovane e in età attiva. Nel 2023, ad esempio, gli italiani sono diminuiti di 385 mila unità, mentre gli stranieri sono aumentati di 375 mila. Tra gli stranieri, solo il 6% ha più di 64 anni, mentre tra gli italiani questa componente arriva al 26%. In Umbria, questo si traduce in un argine – seppur parziale – all’invecchiamento e allo spopolamento.
Decisiva anche la proiezione futura. Secondo le previsioni Excelsior-Unioncamere, tra il 2024 e il 2028 le imprese umbre avranno bisogno di 12.200 nuovi lavoratori immigrati. Si tratta del 23,1% del fabbisogno totale di manodopera: quasi un lavoratore su quattro. A livello nazionale, il fabbisogno sarà coperto per l’80% dal ricambio generazionale legato ai pensionamenti, e solo per il 20% dalla crescita economica. Questo significa che il ruolo della forza lavoro immigrata sarà sempre più centrale per garantire la continuità produttiva.
Nonostante un reddito medio annuo inferiore rispetto agli italiani – 15.280 euro in Umbria – la componente straniera contribuisce in modo netto anche sul piano fiscale. A livello nazionale, i lavoratori immigrati dichiarano ogni anno oltre 80 miliardi di euro di reddito e versano circa 11,6 miliardi di Irpef. Il loro peso sulla spesa pubblica è invece contenuto: solo il 3%, grazie a una presenza prevalentemente giovane e in età lavorativa. Il saldo tra contributi versati e servizi ricevuti risulta positivo per oltre 1,2 miliardi di euro.
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