GRAFFITI
Martedì scorso, nel breve volgere di poche ore, Vittoria Ferdinandi ha inaugurato la nuova scuola primaria Giuseppe Mazzini di Ponte San Giovanni e la nuova centrale operativa della polizia locale.
Due bellissime notizie, per i bambini del Ponte in un caso, per tutti noi cittadini alle prese con automobilisti indisciplinati e persone tumultuose (eufemismo al ribasso) che da ieri, si spera, saranno sempre accuratamente “vigilati” dalle 400 telecamere e dal maxi videowall installato.
La notizia, però, politicamente è un’altra. In tutti e due i casi accanto alla sindaca, al momento iconico del taglio del nastro, è comparso Andrea Romizi, che evidentemente aveva gettato le basi di queste due realizzazioni lasciate in eredità. E la sua presenza, ancorché simbolica, è stata giudicata da osservatori neutrali un buon segno per il futuro della città (la rete si è divisa, con i soliti ultras schierati, ma questo ormai non fa più notizia). Di più: nell’inaugurazione di Madonna Alta, accanto a Ferdinandi, Stafisso e naturalmente Antonio Donato che ha la delega alla sicurezza urbana, è comparso pure il suo predecessore, l’ex assessore Luca Merli (“sceriffo” per amici e supporter) che a Donato e alla sindaca non ha mai risparmiato critiche, anche ad alzo zero (metaforicamente, non col taser).
Un embrione di questa direzione strategica, chiamiamola così, si era avuto persino nei primi giorni della amministrazione Ferdinandi, quando la linea era stata seguita prima da Francesco Zuccherini che aveva invitato Otello Numerini per la riapertura della strada Pretola-Ponte Valleceppi, gesto di cortesia istituzionale ripetuto per il Teatro Pavone (sempre Zuccherini, con il plauso di Leonardo Varasano). E per finire, l’invito rivolto da Pierluigi Vossi all’ex assessore Clara Pastorelli alla conferenza stampa sui lavori al Renato Curi (ottobre 2024).
Quindi, visto che affidarsi alla saggezza di Agatha Christie non si sbaglia mai (“ un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”) non dovremmo essere di fronte a delle casualità, magari dettate da alcuni mugugni di ex assessori, ma ad un format.
Studiata a tavolino o nata per caso, una procedura del genere non s’era mai vista a Perugia, nonostante fosse facile incrociarsi, visti i passaggi di testimone tra compagni di partito e di coalizione andati avanti dal 1946 (Ugo Lupattelli, Psi) al 2014 con l’exploit di Romizi. Al massimo, poi, si invitava il vecchio sindaco. Lo fece Renato Locchi quando tagliò il nastro del Minimetro alla presenza dei suoi due predecessori, Mario Valentini e Gianfranco Maddoli. Non risulta, invece, che Romizi abbia mai chiamato Boccali, il quale, peraltro, racconta spesso che non essendo stato invitato per vedere il nuovo San Francesco al Prato, per il quale aveva reperito i finanziamenti con la sua Giunta, andò quasi di nascosto ed in incognito, grazie ai buoni uffici dell’assessore Calabrese.
Staremo a vedere cosa ci aspetta nel futuro. Di certo, coloro che sono politicamente più scafati hanno già segnato sul calendario la data di giugno 2027, quando dovrà entrare in esercizio il Metrobus.
Il colpo di scena finale (siamo sempre su Agata Christie) consisterebbe nel chiamare a tagliare il nastro non solo Andrea Romizi, ma anche tutta la sua ex Giunta, volendo anche i consiglieri uscenti ed i singoli candidati che hanno approvato e cavalcato durante la campagna elettorale questo nuovo mezzo di trasporto e, perché no?, i 14 ingegneri i 2 geologi e l’architetto che hanno firmato il progetto di fattibilità e i dirigenti del Ministero che hanno approvato e sottoscritto il finanziamento. Se deve essere una festa che sia festa per tutti.
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