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LA STORIA

Il 16 ottobre 1978, dopo 4 secoli, fu eletto un papa non italiano: Karol Wojtyla che divenne Giovanni Paolo II

Il suo pontificato è stato uno dei più lunghi della storia. Si salvò pure da un attentato

Clementina Civitavecchia

16 Ottobre 2025, 12:21

Il 16 ottobre 1978, dopo 4 secoli, fu eletto un Papa non italiano: Karol Wojtyla che divenne Giovanni Paolo II

Il 16 ottobre 1978, esattamente 47 anni fa, Karol Wojtyla, che scelse il nome di Giovanni Paolo II, fu eletto papa: il primo pontefice non italiano dopo oltre quattro secoli. Un bagno di folla lo accolse, dopo la fumata bianca, sotto la loggia della Basilica di San Pietro. Il suo pontificato, uno dei più lunghi della storia della Chiesa, attraversò disordini politici, la Guerra Fredda e persino un attentato.

Alle 19 del 16 ottobre 1978, la fumata bianca, dopo le tre nere, che uscì dal comignolo della Cappella Sistina, annunciò l’elezione del nuovo papa: Giovanni Paolo II. Il conclave, composto da 111 cardinali elettori, scelse il nuovo successore di Pietro: era stato eletto Karol Wojtyla, cardinale primate di Cracovia, una delle città più cattoliche del mondo. La sua elezione rappresentò una scelta straordinaria, poiché tornava sul soglio pontificio un papa non italiano dopo quattro secoli, dal 1522, anno dell’elezione di Adriano VI. “Gli amatissimi cardinali hanno chiamato un vescovo di Roma da un Paese lontano, ma sempre così vicino nella fede e nella tradizione cristiana”, disse Giovanni Paolo II durante il suo primo discorso. Poco dopo, alle 20, il nuovo papa si affacciò sul sagrato di San Pietro. Davanti a lui, una folla immensa di fedeli lo acclamò: “Sia lodato Gesù Cristo! Carissimi fratelli e sorelle, siamo ancora tutti addolorati per la morte dell’amatissimo Giovanni Paolo I”. Queste furono le prime parole del papa neoeletto, nelle quali risuonava il ricordo commosso del suo predecessore, scomparso appena 18 giorni prima.

Giovanni Paolo II prese subito il suo posto alla guida del mondo cristiano. Promosse il dialogo tra le diverse religioni senza mai rinunciare alla propria fede cattolica. Mise al centro l’importanza della dignità umana, della responsabilità personale e del lavoro come chiave per affrontare la questione sociale. Per questo motivo ebbe un ruolo cruciale nel sostegno del movimento operaio e sindacale polacco Solidarność, che rappresentava una sfida al regime comunista del suo Paese. Erano gli anni della Guerra Fredda e della sua fine: i protagonisti del periodo furono Ronald Reagan, presidente degli Stati Uniti, e Michail Gorbačëv, leader dell’Urss. I due avviarono le principali fasi della distensione e della conclusione del conflitto ideologico. Giovanni Paolo II fu testimone e sostenitore di questa “riconciliazione”. Il 1º dicembre 1989 organizzò un incontro in Vaticano con Michail Gorbačëv. “Mosca apre le porte al Papa”, titolava il quotidiano Avvenire. I passaggi successivi furono la caduta del Muro di Berlino (1989) e l’incontro di Malta, il 3 dicembre 1989, quando il presidente degli Stati Uniti George H. W. Bush e il leader sovietico Michail Gorbačëv dichiararono pubblicamente la fine della “conflittualità ideologica e geopolitica” tra le due superpotenze.

Giovanni Paolo II subì un attentato il 13 maggio 1981, quando Mehmet Ali Ağca gli sparò in piazza San Pietro, ferendolo gravemente all’addome e lasciandolo in condizioni critiche. Il pontefice riuscì a sopravvivere grazie a un delicato intervento chirurgico eseguito al Policlinico Gemelli di Roma. Fu un evento che scosse il mondo, perché mostrò la fragilità di un uomo che aveva sempre incarnato forza, determinazione e carattere: non solo nel suo mandato spirituale, ma anche nella sua vita privata. Giovanni Paolo II, infatti, amava lo sport e la natura: sciava, faceva lunghe escursioni in montagna e amava stare all’aria aperta, segno di una personalità viva e autentica, lontana dall’immagine solenne che spesso si associa a un uomo di Chiesa. Amava la musica, che considerava un linguaggio universale capace di unire i popoli. E fu così che molti artisti, come Bob Dylan e Lucio Dalla, cantarono per lui.

L’attentato indebolì la salute di Giovanni Paolo II. Da lì iniziò una fase di decadimento fisico che lo accompagnò fino alla fine del suo ministero. Negli anni Novanta apparvero i primi sintomi del morbo di Parkinson e di altre malattie che lo costrinsero a frequenti ricoveri ospedalieri. Nella primavera del 2005, le sue condizioni peggiorarono drasticamente, ma, nonostante tutto, combatté fino alla fine. Molti ricordano l’episodio dell’8 aprile 2005, quando il vento forte, in piazza San Pietro, sollevò il suo zucchetto – la piccola berretta papale – dalle sue mani tremanti. Fu un’immagine simbolica e commovente, che rivelò a tutti la fragilità umana di un uomo che aveva sempre mostrato coraggio, fede e determinazione. Pochi giorni dopo morì: era il 2 aprile 2005.

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