Attualità
Assemblea INPS. Tra i presenti Antonio Maria Di Marco Pizzongolo, direttore regionale Inps Umbria (a sinistra nella foto sopra) e Stefano Lo Re, direttore provinciale Inps Perugia
Un’Umbria con meno giovani dove cresce il lavoro ma le retribuzioni sono basse. È questa la fotografia che emerge dal Rapporto Inps Umbria 2024 presentato dai vertici regionali dell’istituto a Perugia nella sede della Scuola di Lingue estere dell’Esercito nel complesso monumentale di Santa Giuliana.
Il 2024 risulta un anno in chiaroscuro: al consolidamento dei servizi sociali si affiancano le sfide di un mercato del lavoro ancora fragile e di un sistema previdenziale sotto pressione per l’invecchiamento della popolazione con 299.054 pensionati, di cui 136.096 maschi e 162.958 femmine rispetto a una popolazione di 850 mila abitanti. Per dirla tutta, una regione dove le pensioni superano i salari e le retribuzioni sono più basse della media italiana, sia per i maschi che per le femmine e dove preoccupano i 12.148 ragazzi fra i 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano (Neet).
“Restituiamo alla comunità umbra un’analisi puntuale di quanto realizzato – ha introdotto il direttore regionale Antonio Maria Di Marco Pizzongolo – in un contesto di lieve calo demografico (–3.785 persone) ma con un aumento del tasso di occupazione e una riduzione della disoccupazione a valori migliori rispetto alla media nazionale”. Nel 2024 il tasso di disoccupazione umbro si è ridotto, passando da 6,0% a 4,8%, contro il 6,8% nazionale: un dato incoraggiante molto vicino al valore considerato fisiologico che è pari al 3%, il che conferma la capacità del tessuto locale di tenere nonostante le incertezze macroeconomiche.
A trainare la ripresa non sono le grandi aziende, ma la fitta rete di microimprese: oltre il 90% di quelle umbre conta meno di dieci dipendenti, attive soprattutto nel terziario, nell’industria leggera e nell’agricoltura. Una struttura economica diffusa, ma anche esposta a rischi di precarietà e bassa produttività. “Si conferma la tenuta del sistema, ma resta il problema della qualità dell’occupazione – ha avvertito Roberto Ghiselli, presidente del Consiglio d’indirizzo e vigilanza dell’Inps –. Dobbiamo evitare che la crescita resti quantitativa, senza migliorare la stabilità e la dignità del lavoro, soprattutto per i giovani”.
Il 2024 è stato anche un anno di consolidamento organizzativo. Due le novità simboliche: l’apertura di un ufficio Inps a Norcia, per servire l’area della Valnerina, finora priva di sportelli, e la sperimentazione del verbale unico di disabilità nella provincia di Perugia che consente di accertare in via esclusiva le condizioni di invalidità civile e di semplificare l’accesso a tutte le prestazioni legate all’handicap e al collocamento mirato. Quindi un passo avanti verso una pubblica amministrazione più accessibile, ma anche un test impegnativo, visto che l’Umbria è la regione con il più alto numero di invalidi civili in rapporto alla popolazione.
Dal punto di vista economico, il bilancio è positivo. Crescono le entrate contributive (+140 milioni di euro), segno di un’occupazione più dinamica, e aumentano le pensioni erogate (da 224 mila del 2023 a 253 mila del 2024), effetto del pensionamento progressivo dei nati negli anni Sessanta. “Abbiamo registrato un incremento sia delle entrate che delle prestazioni – ha spiegato Giuseppe Siniscalchi, presidente regionale del Comitato Inps –. Diminuiscono le ore di cassa integrazione e restano stabili le misure di sostegno al reddito”. Complessivamente i beneficiari di ammortizzatori sociali per sospensione del lavoro passano da 14.494 del 2023 a 13.806 del 2024.
Tuttavia, i numeri mettono in evidenza squilibri di lungo periodo. La pensione media umbra si aggira intorno ai 1.800 euro lordi per gli uomini e 1.300 per le donne, che restano comunque la maggioranza tra i pensionati (circa il 20% in più). Inoltre c’è una maggiore incidenza dei contratti a termine e part-time per le femmine.
Il divario di genere è, dunque, ancora marcato, anche se l’Inps in proposito rivendica progressi interni: “Siamo tra le poche amministrazioni italiane ad aver ottenuto la certificazione per la parità di genere – ha ricordato Stefano Lo Re, direttore provinciale di Perugia –. Nella nostra struttura le donne dirigenti sono circa il 50%, contro il 20% della media nazionale”.
Sul fronte del nuovo assegno di inclusione, subentrato al reddito di cittadinanza, i numeri umbri restano contenuti: i requisiti più stringenti e la gestione centralizzata rallentano la risposta ai cittadini, costringendo spesso le sedi locali a fungere da intermediari con le banche dati nazionali. Nel corso del 2024 sono state accolte 6.706 domande di assegno di inclusione.
L’Umbria dal Rapporto esce come una regione “piccola ma solida”, conclude Ghiselli: contribuisce con 1,4 miliardi di euro al bilancio nazionale, cresce nelle entrate e nell’occupazione, ma deve fare i conti con la demografia in calo, con una precarietà diffusa e con un sistema di welfare chiamato a reinventarsi.
“Consolidare la crescita, ma renderla qualitativa - è la sintesi conclusiva di Ghiselli -. Solo così l’Umbria potrà trasformare la ripresa numerica in un reale progresso sociale, capace di trattenere i giovani e valorizzare il lavoro di tutti”.
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