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Marcia PerugiAssisi per la pace, in centomila per dire no alle guerre. Lotti: "Chi ci boicotta è a favore dell'illegalità". Sul palco anche Albanese: "I criminali e i loro complici siano portati davanti alla giustizia"

Edizione record accompagnata da un piccolo arcobaleno che ha squarciato il cielo azzurro sopra alla città di San Francesco

Gabriele Burini

13 Ottobre 2025, 04:10

Marcia PerugiAssisi per la pace, in centomila per dire no alle guerre. Lotti: "Chi ci boicotta è a favore dell'illegalità". Sul palco anche Albanese: "I criminali e i complici siano portati davanti al

Più di centomila persone alla Marcia della pace 2025 (foto Belfiore)

Il simbolo della Marcia PerugiAssisi per la pace e la fraternità compare nel cielo della città serafica poco dopo le ore 16, quando un piccolo arcobaleno squarcia il cielo azzurro sopra alla Rocca maggiore. Niente pioggia, solo la perfetta conclusione di una giornata storica. Più di 100 mila, infatti, i partecipanti alla Marcia della pace più grande di sempre, andata ben oltre le più rosee aspettative. Fino a sabato sera gli organizzatori si aspettavano 50 mila persone, ma dalle prime ore di domenica è subito parso chiaro che i 24 chilometri che separano la Porta San Girolamo di Perugia dalla fortezza di Assisi sarebbero stati percorsi dal doppio delle persone previste.

“Qualcuno pensava che boicottando la manifestazione non sarebbe venuto nessuno - ha detto Flavio Lotti, presidente della Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace, dal palco della Rocca Maggiore - La pace oggi ha almeno cinque nemici: i killer, i loro complici, gli indifferenti, i cinici e gli ipocriti. Noi invece siamo ancora qui”. Per Lotti, quello che si è alzato è “un grido, già Papa Francesco ci aveva detto di fare rumore e noi non ne abbiamo fatto abbastanza, perché il genocidio non è stato fermato. Non chiamatela marcia per la pace, ma per la giustizia e la legalità. Chi ci boicotta è dalla parte dell’illegalità”.

L’Umbria ha risposto presente. La presidente della Regione, Stefania Proietti, ha percorso tutti e i 24 chilometri in testa al serpentone. “Questa marcia - ha detto - deve essere la somma di tutte quelle piazze straordinarie che hanno dato un contributo determinante a un primo passo verso la firma della pace in Palestina. Grazie ai partecipanti, perché insieme possiamo cambiare il mondo”. Insieme a lei, anche la sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi: “In questo cammino siamo insieme a molte sindache e sindaci di tutta Italia. La nostra presenza è un messaggio forte: quando le istituzioni si uniscono alle comunità, la pace diventa azione quotidiana e responsabilità condivisa. La marcia di oggi ci dice che un futuro di pace si costruisce, non si aspetta. Oggi la marcia è un fiume di persone: la loro forza ci ricorda che la pace non è un’utopia”.
Il primo cittadino di Assisi, Valter Stoppini, ha sottolineato la presenza di tanti giovani: “Spero che tutta questa folla riesca a far cambiare idea ai potenti del mondo, perché adesso si pensa alla ricostruzione, mentre basterebbe dialogare all’inizio per evitare la distruzione”.
Sul palco è salito anche fra Marco Moroni, custode del Sacro Convento di Assisi: “La pace si costruisce anche con momenti così. Bisogna pregare il Signore per far sì che i nostri messaggi arrivino a coloro che prendono le decisioni affinché ci sia pace per tutti. Se non è per tutti, non è pace”.

Tra i vari interventi, Tomaso Montanari (rettore dell’Università per Stranieri di Siena) ha evidenziato come quello firmato nei giorni scorsi “non è un accordo di pace, come ci dicono i padroni del mondo. Forse questo sarà un cessate il fuoco, di certo non un cessate il genocidio”.
A chiudere la giornata è stata Francesca Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. “Porto il dolore di un popolo che viene martoriato dalle bombe, e io ho ora il timore che la parola pace completerà ciò che il genocidio non è riuscito a fare. Si sta scrivendo la pace con i palestinesi senza coinvolgerli. Perché la pace sia duratura non è sufficiente che si fermino le bombe, serve che ci sia giustizia, e la giustizia passa anche dai tribunali. Bisogna fare in modo che chi ha commesso crimini e chi li ha supportati o ne ha tratto profitto sia portato davanti alla giustizia”.

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