Attualità
I giovani dell'Umbria invertono la rotta e lanciano una risposta positiva contro il fenomeno dei Neet (ragazzi che non studiano e non lavorano). Se il dato nazionale del 2024 vede oltre 2 milioni di Neet, in Umbria i giovani della Generazione Z (tra i 13 e i 28 anni) sono protagonisti attivi dell'economia regionale. L'analisi arriva dai recenti dati del Centro Studi Tagliacarne – Unioncamere e della Camera di Commercio dell'Umbria e registra che i ragazzi umbri che studiano e lavorano sono in crescita rispetto alla media italiana. Entrando più nel dettaglio, il tasso di disoccupazione giovanile è sceso al 12,4% nel 2024 contro il 14,7% italiano. Il tasso di attività, ovvero quanti lavorano o cercano lavoro nella fascia 15-29 anni, ha raggiunto il 71,5%, superando sia la media del Centro (70,6%) che quella nazionale (66,6%). A confermare il trend sono i segnali positivi provenienti dall'imprenditorialità under 35 e il consumo esperienziale. Eppure, oggi la vera scommessa resta non lasciarli scappare altrove e trasformare il loro talento in una classe dirigente regionale, garantendo contratti qualificati, percorsi formativi e incentivi per chi rimane.
"Un'opportunità da cogliere con politiche unitarie", così Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, sottolinea l'urgenza di agire: "I giovani della Generazione Z rappresentano la più grande opportunità di crescita per l'Umbria. Studiano più della media nazionale, partecipano al mercato del lavoro con energia e voglia di fare impresa. È una generazione concreta, che chiede percorsi formativi di qualità, lavoro vero, ambienti innovativi. Come Camera di Commercio lavoriamo costantemente per rafforzare il ponte tra scuola e imprese, facendo proposte per il rientro dei laureati e premiare chi sceglie di costruire qui il proprio futuro. I cinque punti chiave che proponiamo e sui quali va fatto convergere in maniera unitaria lo sforzo di tutte le istituzioni umbre sono da affrontare con decisione. Non possiamo permetterci di disperdere questo patrimonio umano: dobbiamo fare dell'Umbria una regione giovane, dinamica e attrattiva, dove restare e lavorare abbia senso".
Questa Generazione Z autoctona non rappresenta più un intangibile futuro, bensì un presente reale quanto decisivo per l'economia regionale. Oltre al calo della disoccupazione, il vero balzo qualitativo è nella formazione: l'Umbria cresce sia in quantità che in qualità degli studi, con risultati che reggono il confronto anche con le regioni più forti. Secondo l’indagine del Centro Studi Tagliacarne – Unioncamere di settembre 2025, la provincia di Terni si piazza terza in Italia su 107 province per percentuale di immatricolati all'università rispetto alla popolazione di 19 anni (tra coloro che si diplomano): un 69,3%, contro una media nazionale inferiore al 50%. Si tratta di un balzo di quasi trenta posizioni in un solo anno. Perugia si colloca anch'essa nella fascia alta della graduatoria, confermando una propensione strutturale allo studio e alla formazione post-diploma. Entrambe le province infatti presentano una quota di popolazione 25–49 anni con al più la terza media tra le più basse del Paese (Terni è 12esima). Inoltre, quasi un terzo dei giovani universitari umbri sceglie discipline Stem – Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica – , una percentuale superiore alla media italiana e in linea con i territori più industrializzati.
Un altro segnale positivo è il calo dei Neet scesi in Umbria al 10,5%, contro il 15% della media italiana. Tra il 2018 e il 2023, mentre la popolazione 15–34 anni diminuiva di circa 4mila unità, i Neet si riducevano di oltre 12mila 600 persone. In sostanza, i giovani prediligono percorsi di formazione, tirocini o esperienze lavorative.
L'Umbria è anche un terreno fertile per l'imprenditorialità under 35. I dati della Camera di Commercio dell'Umbria segnalano un saldo positivo di +409 nuove imprese nel secondo trimestre del 2025 rispetto al precedente: il miglior risultato degli ultimi cinque anni. Il bilancio annuale resta leggermente negativo (-0,83%), ma la crescita delle imprese giovanili è decisamente più dinamica della media nazionale. I settori più vivaci sono il turismo esperienziale, l'agroalimentare innovativo, le tecnologie digitali e la manifattura sostenibile. In compenso si richiede un ecosistema più rapido e semplice: meno burocrazia, più mentoring, fondi seed accessibili e spazi condivisi stimolanti.
Se da un lato i giovani preparati non mancano, dall'altro l'Umbria fatica a trattenerli: molti laureati scelgono di partire per trovare altrove percorsi di crescita professionale. La sfida è trasformare la qualità formativa in occupazione qualificata, con contratti stabili e opportunità coerenti con le competenze acquisite. Serve un patto strutturato tra istituzioni, università e imprese per incentivare il rientro dei laureati, collegare i corsi alla domanda locale e creare filiere di lavoro ad alta specializzazione. Come osserva l'avvocato Andrea Carta Mantiglia di BonelliErede, la law firm da cui è passata la storia economica d'Italia: "Le nuove leve cercano autonomia, chiarezza, valori concreti. Vogliono sapere perché lavorano, non solo quanto guadagnano. Non basta dirsi inclusivi: bisogna dimostrarlo con fatti, benefit reali e percorsi trasparenti".
La Camera di Commercio dell'Umbria si sta attivando per trasformare questi dati e queste aspettative in politiche concrete attraverso: voucher di rientro per laureati che scelgono l’Umbria come luogo di realizzazione professionale; contratti qualificati per i primi impieghi giovanili, con durata certificata e possibili evoluzioni; incentivi all'imprenditorialità giovanile, con supporti per startup, spin-off e innovazione locale; distretti culturali integrati e "hub dell'esperienza", per moltiplicare le connessioni tra cultura, turismo e giovani consumatori; formazione mirata 4.0 e digitalizzazione delle Pmi, per rispondere ai gap di competenze richiesti dai giovani.
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