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Approvata la Legge EnergiaUmbra, De Luca: "Il modello Umbria per conciliare transizione energetica e tutela del paesaggio"

L'Assemblea legislativa ha approvato in via definitiva il Disegno di Legge "Misure urgenti per la transizione energetica e la tutela del paesaggio umbro".

Claudia Boccucci

09 Ottobre 2025, 17:53

Approvata la Legge EnergiaUmbra, De Luca: "Il modello Umbria per conciliare transizione energetica e tutela del paesaggio"

Assessore regionale Thomas De Luca

Il provvedimento colma il vuoto normativo regionale, fornendo un quadro certo e definito sulle aree idonee e non idonee per l'installazione di impianti a fonti energetiche rinnovabili. "Questa legge è un quadro certo per l'identificazione delle aree idonee e non idonee all'installazione di impianti a fonti energetiche rinnovabili – ha dichiarato l'assessore Thomas De Luca –. Il modello Umbria per conciliare transizione energetica e tutela del paesaggio".

Tra i punti chiave della legge figurano la promozione dell'autoconsumo, il contrasto alla povertà energetica e la facilitazione per gli impianti domestici. Il testo normativo incentiva soprattutto la costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili (Cer), accelerando il percorso verso l'autonomia energetica, il raggiungimento dell'obiettivo di zero emissioni nette e l'azzeramento del consumo di suolo netto entro il 2050. Le aree destinate a progetti a servizio di una Cer sono considerate idonee, eliminando l'obbligo di documentare preventivamente i fabbisogni energetici dei membri. Questo consentirà lo sviluppo graduale delle comunità e l'ingresso di nuovi partecipanti, privilegiando l'autoconsumo e le esigenze delle comunità locali.

Le zone idonee

La legge individua chiaramente aree antropizzate o compromesse per incentivare rigenerazione e uso razionale del territorio, preservando le zone non antropizzate. Include superfici e coperture di edifici, parcheggi, insediamenti produttivi esistenti o dismessi (con zona di rispetto di 500 metri), discariche e cave cessate o abbandonate; aree adiacenti alla rete autostradale (A1, E45, Terni-Orte, Perugia-Bettolle) e linee ferroviarie entro 300 metri. L’Umbria infatti è stata la prima regione a definire idonee le aree per impianti dedicati a Cer. Per impianti in aree idonee, i procedimenti autorizzativi sono ridotti di un terzo e il parere paesaggistico, se previsto, è obbligatorio ma non vincolante. "Fare impianti nelle aree idonee sarà semplice, veloce e a rischio zero – ha sottolineato l'assessore De Luca –. Presentare progetti in aree non idonee avrà un'elevata probabilità di esito negativo".

Le aree non idonee

La Regione ha inoltre stabilito barriere chiare per proteggere il patrimonio umbro. Sono considerate aree non idonee le zone di tutela e a rischio di dissesto idrogeologico e idraulico, nonché le aree protette ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi della Legge 42/2004. Tra queste vi sono i siti Unesco, la Rete Natura 2000, le praterie sommitali sopra i 900 metri e la fascia pedemontana olivata Assisi-Spoleto. La non idoneità si applica con specifiche fasce di rispetto dal perimetro dei beni vincolati: 500 metri per fotovoltaico e agrivoltaico, e 3.000 metri per gli impianti eolici. Per impianti di grande taglia, le aree non idonee si estendono fino a 2.000 metri dai recettori sensibili (come centri abitati e scuole) e 3.000 metri dai beni tutelati.

Progetti e garanzie finanziarie

Tutti i progetti, indipendentemente dall'area, devono possedere caratteristiche di alta qualità progettuale, garantite attraverso una dettagliata documentazione tecnica. È prevista la presentazione di una garanzia finanziaria nel caso di dismissione dell'impianto, nonché oneri istruttori nella misura dello 0,1% per progetti su aree idonee e del 5% per aree non idonee. Per equilibrare le ampie protezioni al peculiare paesaggio umbro, sono state individuate aree idonee specifiche per gli impianti eolici superiori a 1 MW, con altezza massima al mozzo di 100 metri. Tali aree sono limitate a zone con adeguata ventosità superiore a 6 m/s e bassa esposizione panoramica rispetto ai beni paesaggistici. Nelle aree non idonee, gli impianti agrivoltaici avanzati sono ammessi solo se a servizio di aziende agricole e zootecniche con sede in Umbria. L'attività realizzata al di sotto deve essere destinata ad agricoltura biologica certificata o a colture e allevamenti costituiti da razze e varietà autoctone di interesse agrario, garantendo l'integrazione nel paesaggio.

Il ruolo dei Comuni

La legge rafforza il ruolo degli enti locali nella pianificazione energetica. I Comuni che intendono tutelare i centri storici (Zone A) possono individuare zone non idonee all'installazione di impianti sulle coperture, a condizione che individuino aree idonee alternative per il soddisfacimento dei bisogni energetici degli utenti (domestici e non domestici) o superfici idonee per l'autoconsumo, anche tramite CER. La Giunta regionale si impegna ora nella fase operativa: entro 120 giorni sarà realizzata la mappatura ricognitiva delle aree idonee a bassa visibilità panoramica per l'eolico, ed entro 180 giorni la mappatura ricognitiva di tutte le aree idonee, distinta per tipologia di fonte rinnovabile. 

"Questa legge è frutto di oltre 100 incontri sui territori, di sei assemblee plenarie a Norcia, Città di Castello, Orvieto, Foligno, Perugia e Terni, due incontri con Anci, audizioni con le associazioni di categoria prima della pre-adozione in Giunta, poi in Seconda commissione e quindi nelle loro sedi per illustrare il disegno di legge – ha spiegato l'assessore De Luca –. Tutti hanno potuto esprimere le loro indicazioni. Abbiamo ascoltato la voce dei comitati che hanno rappresentato le vulnerabilità dei territori e abbiamo cercato di metterle a sistema. Ognuno ha avuto spazio di ascolto e ha inciso in maniera concreta in questo processo. Questa legge è un risultato collettivo: fare la transizione energetica senza consumare nuovo suolo e senza distruggere il nostro patrimonio paesaggistico".

"Abbiamo stabilito che autoprodursi energia è un diritto – ha concluso De Luca – che a decidere dove si fanno gli impianti sono lo Stato, le Regioni e i Comuni, non il mercato. Abbiamo stabilito che le aree dove si presentano progetti di impianti per le Comunità Energetiche sono aree idonee. Abbiamo stabilito che l'Umbria può autodeterminare il proprio futuro e quando gli strumenti per farlo sono nelle mani di tutti, questo significa pace, democrazia e benessere. Oggi liberiamo le migliori energie dell'Umbria, ma questi strumenti bisogna cominciare a usarli e quindi si apre una nuova fase. Quello di un nuovo Piano energetico regionale che è fermo dal 2004 e con cui andremo a costruire le politiche attive, declinando la strategia nelle sedi territoriali per dare una risposta ai fabbisogni di ogni comune".

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