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Economia

L'Umbria cresce ma guadagna meno. I dati provvisori della Camera di Commercio

I numeri mostrano un bilancio resiliente ma frenato da limiti strutturali

Claudia Boccucci

06 Ottobre 2025, 15:45

L'Umbria cresce ma guadagna meno. I dati provvisori della Camera di Commercio dell'Umbria

In un anno segnato da instabilità economica globale, le società di capitali umbre chiudono il 2024 con un bilancio a due facce in cui la produzione e il valore aggiunto sono in rialzo e gli investimenti e l'occupazione rimangono solidi. Eppure, la redditività precipita, confermando un paradosso regionale: l'Umbria cresce, ma guadagna meno. I dati provvisori della Camera di Commercio dell'Umbria, basati sul 70% dei bilanci depositati, dipingono un tessuto produttivo resiliente ma frenato da limiti strutturali. Il quadro definitivo arriverà a dicembre, ma il messaggio è che serve una virata verso la qualità per trasformare la tenuta in decollo.

Il bilancio, tra numeri in salita e margini in discesa

Il valore medio della produzione per impresa di capitali balza da 4,5 milioni di euro nel 2023 a 4,6 milioni nel 2024. Parallelamente, il valore aggiunto mediamente cresce da 891.462 euro a 921.464 euro, superando sia la media nazionale – ferma a 885.373 euro – sia quella del Centro Italia, calcolata su Toscana, Marche e Umbria a 776.142 euro. Ma il fronte della redditività getta un'ombra. L'Ebitda margin – l'indice che misura il guadagno reale dalle attività core – cala dall'8,4% all'8,3%. Un trend condiviso a livello nazionale, dove il calo è da 9,9% a 9,3%, e nel Centro Italia, da 8,7% a 8,5%. In Umbria, ciò tradisce un problema cronico: per ogni 100 euro di ricavi, un'impresa locale incassa solo 8,3 euro di margine operativo, contro i 9,3 euro italiani e i 9,5 euro del Centro. "Si lavora molto, si guadagna poco", riassume l'analisi della Camera di Commercio dell'Umbria. Anche gli utili netti medi per impresa – 190.533 euro in Umbria – restano sotto la media nazionale di 196.180 euro, pur battendo quella del Centro a 158.845 euro. Un divario che, come vedremo, si amplifica tra province.

Perugia accelera, Terni rimane inchiodata

Le disparità territoriali sono il nervo scoperto dell'Umbria. Perugia traina con un Ebitda margin stabile all'8,5% (in lieve calo dall'8,7% del 2023), vicino alla media del Centro ma un punto sotto quella italiana. Terni, al contrario, vede il margine operativo scivolare dal 7,4% al 7,2%, segnale di un'area che arranca. Il gap si allarga su produzione e valore aggiunto: a Perugia, la produzione media per impresa sale da 4,892 milioni a 4,994 milioni di euro, mentre il valore aggiunto passa da 971.656 a 1.006.000 euro. A Terni, invece, la produzione media resta praticamente ferma, da 3,379 milioni a 3,361 milioni di euro, e il valore aggiunto si limita a crescere da 644.416 a 659.894 euro. Il vero abisso emerge sugli utili netti: 224.169 euro medi a Perugia contro 86.913 euro a Terni. Una forbice "strutturale, radicata da anni", come nota la Camera di Commercio, che penalizza l'intera regione.

Investimenti e occupazione

Nonostante i tassi di interesse elevati, le imprese umbre scommettono sul futuro. Gli investimenti medi per società di capitali salgono da 1,883 milioni a 1,939 milioni di euro – sotto la media italiana di 2,113 milioni ma sopra quella del Centro a 1,9 milioni. Il trend pluriennale è incoraggiante: dal 2019 al 2024, la crescita è del 44,8%, contro il 32,1% nazionale e il 35,5% del Centro. L'occupazione rafforza il quadro: 14,6 addetti medi per impresa umbra, contro 13,5 in Italia e 11,7 nel Centro. "Un segnale di fiducia e radicamento sul territorio: si investe, si assume, si produce", evidenzia l'analisi. Ma il rendimento debole erode i frutti di questi sforzi. Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell'Umbria, non nasconde l'ottimismo misto a preoccupazione: "Le imprese umbre stanno dimostrando una straordinaria capacità di tenuta e di investimento anche in una fase complessa. Tuttavia, la redditività resta troppo bassa rispetto all'impegno profuso. È qui che dobbiamo intervenire: sulla qualità dei margini, sulla competitività e sul valore aggiunto dei prodotti. I dati definitivi di dicembre saranno decisivi per capire dove spingere di più e come accompagnare la crescita con politiche ancora più mirate e condivise".

La sfida strutturale

Dietro i numeri positivi, la Camera di Commercio individua i freni invisibili: "La minore produttività di sistema, il posizionamento su produzioni e servizi a basso valore aggiunto e l'assenza di economie di scala continuano a pesare sulla redditività. Le imprese umbre mostrano un impegno maggiore, ma ottengono risultati più bassi. Non è un problema di capacità industriale, ma di contesto competitivo: filiere troppo frammentate, innovazione ancora parziale, scarsa valorizzazione del capitale umano e tecnologico". 

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