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Contratti pirata, in Umbria oltre 1.500 lavoratori penalizzati

A lanciare l'allarme è l'Ufficio Studi di Confcommercio Umbria

Claudia Boccucci

01 Ottobre 2025, 15:25

Contratti pirata, in Umbria oltre 1.500 lavoratori penalizzati

Sono 1.515 i lavoratori umbri del terziario che sono vincolati da contratti pirata, ovvero accordi siglati da organizzazioni poco rappresentative che offrono salari e tutele significativamente inferiori rispetto ai contratti collettivi nazionali. A lanciare l'allarme è l'Ufficio Studi di Confcommercio Umbria, che evidenzia come il fenomeno, seppur meno grave rispetto alla media nazionale (3,51%), coinvolga il 2,3% degli oltre 65mila dipendenti dei settori chiave della regione. 

Una minaccia tanto preoccupante per i lavoratori, quanto per le imprese. Secondo i dati resi noti i dipendenti subiscono: salari ridotti fino a 8mila euro lordi annui, integrazioni per malattia o infortunio limitate al 20-25%, meno ferie, permessi e scatti di anzianità, indennità ridotte o assenti, straordinari non retribuiti e una quasi totale assenza di welfare integrativo. Ma il danno non si ferma ai lavoratori. Le imprese che applicano contratti regolari si trovano svantaggiate, costrette a competere con chi pratica dumping contrattuale, risparmiando sul costo del lavoro e alimentando una concorrenza sleale che indebolisce il tessuto produttivo regionale.

"I contratti pirata non fanno bene a nessuno – dichiara Giorgio Mencaroni, presidente di Confcommercio Umbria – danneggiano i lavoratori, privano le imprese corrette di condizioni eque di mercato e minano la qualità complessiva dell'occupazione". Nella graduatoria 2024 delle province italiane per incidenza di contratti pirata, l'Umbria si colloca sotto la media nazionale, ma non è esente da criticità. Terni si posiziona al 42esimo posto con il 2,9% dei lavoratori coinvolti, mentre Perugia è al 48esimo posto con il 2,11%. A livello nazionale, Vibo Valentia guida la classifica con un preoccupante 26,46%, mentre Treviso è la più virtuosa con appena lo 0,37%.

Per arginare questa "piaga che rischia di estendersi ulteriormente", Confcommercio Umbria propone un'azione congiunta con i sindacati dei lavoratori. "Serve intervenire con urgenza – sottolinea Mencaroni – rafforzando il principio della rappresentatività e promuovendo contratti collettivi di qualità che garantiscano tutele adeguate e welfare integrativo". 

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