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LA RICORRENZA

Il primo ottobre è la giornata internazionale del caffè: ecco perché si chiama così la bevanda più conosciuta e amata del mondo

La sua storia prende avvio nel IX secolo in Africa, parte dai Paesi arabi e giunge in Europa, diventando oggi uno dei simboli identitari che rappresentano l’Italia

Clementina Civitavecchia

30 Settembre 2025, 16:20

Il primo ottobre è la giornata internazionale del caffè: ecco perché si chiama così la bevanda più conosciuta e amata del mondo

Mercoledì 1° ottobre si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale del caffè, istituita nel 2015 dall’Ico (Organizzazione internazionale del caffè) e promossa a livello mondiale con iniziative che spaziano dalle degustazioni alle campagne di sensibilizzazione su temi centrali come la promozione del commercio equo-solidale e la riduzione dell’impatto ecologico dell’industria del caffè, il tutto in un quadro economico e produttivo delicato.

Perché si chiama caffè

Ordinare un caffè al bar o prepararlo in casa per gli ospiti, sorseggiarlo in tazzina o in tazza grande, puro, corretto o macchiato: quella del caffè è una vera e propria consuetudine a cui molti estimatori non intendono rinunciare. “Se non prendo un caffè, la giornata non ingrana”: è questa la più classica delle dichiarazioni, ma anche la più autentica, che esprime la filosofia quotidiana legata al caffè e che parla di fragranza, sapore, profumo, abitudine. Ma cosa c’è dietro questa pratica, per molti, irrinunciabile? Un chicco. Il primo, detto ciliegia del caffè, fu individuato in Etiopia, nella regione di Kaffa da cui prende il nome. Secondo la leggenda fu un pastore a notare gli effetti tonici che questi frutti avevano sul suo gregge. Dalle alture etiopi al cuore dell’Europa: nato nel IX secolo in Kaffa, il caffè approdò prima nel mondo arabo e nel Seicento conquistò l’Occidente, diventando una consuetudine universale. La sua pianta appartiene alla famiglia delle rubiacee, il suo clima ideale è fresco e umido, per questa ragione le più grandi piantagioni si estendono in una zona compresa tra il tropico del Cancro e del Capricorno, detta appunto “cintura del caffè”. Il maggiore produttore è il Brasile, seguono la Colombia, il Vietnam, l’Indonesia, l’Etiopia e l’Honduras. Le principali varietà sono l’arabica e la robusta: la prima è più pregiata e delicata, mentre la seconda, contenendo una maggiore quantità di caffeina, risulta più forte e amara. Una volta raccolti, i chicchi vengono separati dalla polpa e infine torrefatti, cioè tostati a temperature che vanno dai 180° ai 230°. È in questa fase che avviene quella magia che fa sprigionare l’aroma. Esistono diverse tecniche di torrefazione: dalla più rapida, a gas metano; a quella più lenta, a carbone; fino alla più ecosostenibile, a legna.

Una bevanda, tante varianti

Che sia intenso e deciso o morbido e vellutato, il caffè si presta a infinite interpretazioni, diventando ogni volta un’esperienza diversa. C’è l’espresso, il classico italiano estratto in pochi secondi, e il caffè lungo, con più acqua e meno concentrazione. L’americano nasce dall’espresso diluito, mentre il cappuccino abbina il caffè al latte schiumato, simbolo della colazione italiana. Quando arriva l’estate, ecco le versioni fredde: dallo shakerato al caffè con ghiaccio. E infine chi preferisce un ritmo lento sceglie il filtro, chi ama la tradizione casalinga non rinuncia alla moka, proprio come Pasquale Lojacono, protagonista maschile della commedia Questi fantasmi! (1946) di Eduardo De Filippo. “A noialtri napoletani, toglieteci questo poco di sfogo fuori al balcone… Io, per esempio, a tutto rinuncerei tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori… dopo quell’oretta di sonno che uno si è fatta dopo mangiato”.

Il mercato

Una crisi sta attraversando il mercato del caffè, alimentata dai cambiamenti climatici, dall’aumento dei costi energetici e della logistica, senza contare la speculazione sui mercati internazionali. La scarsità di raccolti in Paesi produttori come Brasile e Vietnam ha aggravato la situazione, rendendo sempre più difficile garantire prezzi accessibili e qualità costante. Secondo uno studio del Crc-Assoutenti, in Italia il prezzo della classica tazzina di espresso è salito di quasi il 20% negli ultimi quattro anni, con rincari che in alcune città superano addirittura il 30%. Un trend che pesa sulle famiglie e rischia di mettere in difficoltà anche i bar di quartiere, già provati dall’inflazione.

Eppure tutto questo non scoraggia il popolo del caffè. La bevanda si consuma in tutto il mondo, ma è in Italia che si è radicata maggiormente la sua cultura. Qui si bevono milioni di tazzine ogni giorno: secondo l’Istituto Espresso Italiano (IEI) circa 95 milioni di caffè al giorno, includendo tutte le preparazioni, con una media di 1,6 tazzine per persona. L’espresso è la bevanda più diffusa, rappresentando la quasi totalità di queste consumazioni. Dietro i pochi secondi di estrazione, c’è convivialità e senso di appartenenza. Non a caso l’espresso è diventato un simbolo del nostro Paese, riconosciuto nel mondo al pari della pizza e della pasta.

La sostenibilità

La Giornata internazionale del caffè 2025 punterà l’accento su temi attuali come la promozione del commercio equo-solidale e la riduzione dell’impatto ambientale dell’industria del caffè. Iniziative concrete vanno in questa direzione: dalle filiere sostenibili certificate, al riutilizzo dei fondi di caffè per produrre compost o biomateriali, fino agli investimenti per ridurre le emissioni nella fase di trasporto e torrefazione. Segnali che mostrano come anche una semplice tazzina possa diventare terreno di consapevolezza e trasformazione.

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