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Pensioni da fame, oltre 22mila persone vivono con soli 16 euro al giorno. Elisa Leonardi (Uil): "Troppi anziani a rischio povertà"

I numeri sono quelli elaborati dall'Ufficio studi della Uil Pensionati su dati Inps e Istat

Catia Turrioni

27 Settembre 2025, 08:09

Pensioni da fame, oltre 22mila persone vivono con soli 16 euro al giorno. Elisa Leonardi (Uil): "Troppi anziani a rischio povertà"

"In Umbria ci sono più di 22 mila persone che vivono con meno di 500 euro lordi al mese. È come dire: poco più di 16 euro al giorno. Una cifra che non basterebbe nemmeno a coprire una colazione e una cena al bar, eppure è tutto ciò su cui possono contare migliaia di pensionati nella regione": a parlare è Elisa Leonardi, segretaria regionale Uil Pensionati.

I numeri sono quelli elaborati dall'Ufficio studi della Uil Pensionati su dati Inps e Istat. "Quella che emerge - evidenzia Leonardi - è l'immagine di un sistema previdenziale dove le diseguaglianze si fanno sempre più evidenti".

In Umbria vivono circa 252 mila pensionati, ovvero quasi un quarto della popolazione regionale. Di questi, oltre 224 mila ricevono una pensione diretta o indiretta legata a invalidità, vecchiaia o reversibilità. Si tratta quindi di una componente cruciale non solo dal punto di vista demografico, ma anche per l'equilibrio sociale, familiare ed economicodel territorio: le pensioni, oggi più che mai, sono la spina dorsale di molte famiglie umbre.

Ma cosa succede quando queste entrate non bastano nemmeno per garantire una vita dignitosa? È quanto accade a quel 9% di pensionati umbri che, secondo Agenzia Umbria Ricerche e Istat, percepiscono un assegno mensile lordo inferiore a 500 euro. In termini assoluti, parliamo di circa 22.700 persone.

Se allarghiamo lo sguardo, la situazione non migliora: sono quasi 36 mila coloro che non superano i 600 euro, oltre 50 mila quelli sotto i 700 euro. Salendo appena un po', fino alla soglia dei 1.500 euro lordi, si scopre che ben 154 mila pensionati rientrano in questo gruppo. In altre parole, sei umbri su dieci tra quelli che ricevono una pensione vivono con meno di 1.500 euro al mese.

Si rischiano contributi versati insufficienti e pensioni ancora più povere

"Una cifra che può sembrare discreta solo sulla carta, ma che perde ogni significato se confrontata con il costo reale della vita - evidenzia Elisa Leonardi - L'inflazione degli ultimi anni ha colpito duramente soprattutto le fasce più deboli: energia, cibo, affitti, spese sanitarie. Una pensione da 700 euro oggi ha un potere d'acquisto ben diverso rispetto a dieci o anche solo cinque anni fa. E il rischio concreto è che questo valore continui a scendere, soprattutto per chi non beneficia di adeguamenti o meccanismi di tutela efficaci".

Il paradosso è evidente anche nella media: il reddito pensionistico annuo pro-capite in Umbria si attesta intorno ai 20.270 euro lordi, poco più di 1.550 euro al mese. Ma questa cifra media è fuorviante, perché spinta verso l'alto da una minoranza di pensioni più elevate. Nella realtà, la forbice è ampia e profonda. Da una parte, pensioni basse e stagnanti; dall'altra, assegni che godono di trattamenti di favore o carriere contributive più solide.

"E il futuro non promette nulla di buono - commenta Leonardi - Le generazioni che andranno in pensione nei prossimi anni arrivano spesso da carriere lavorative irregolari, contratti precari, periodi di disoccupazione e stipendi bassi. Il risultato? Contributi versati insufficienti e pensioni ancora più povere. Senza interventi correttivi, il rischio è che la platea di pensionati a basso reddito aumenti, con effetti a catena su consumi, assistenza sociale e coesione familiare".

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