LE DUE MANIFESTAZIONI
Centinaia di persone, tra Perugia e Terni, sono scese in strada per manifestare solidarietà alla popolazione della Striscia di Gaza e indignazione per quanto sta accadendo in Palestina, rispondendo all’appello della Cgil che ha proclamato uno sciopero per venerdì 19 settembre.
In Umbria l’astensione dal lavoro, della durata di quattro ore, ha registrato una larga partecipazione in numerosi luoghi di lavoro, così come numerosa è stata la presenza di istituzioni, cittadini, associazioni e rappresentanti di forze politiche ai presìdi organizzati davanti alle Prefetture dei due capoluoghi.
A Perugia, in piazza Italia, erano presenti, tra gli altri, Fabio Barcaioli, assessore a Pace e Cooperazione internazionale della Regione Umbria, il consigliere regionale Fabrizio Ricci e don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana di Perugia–Città della Pieve. A Terni ha presenziato la segretaria generale della Cgil Umbria, Maria Rita Paggio.
“La gravità degli eventi – ha commentato Paggio – non ci consente di rimanere in silenzio: la deportazione e lo sterminio di un popolo inerme non può lasciare indifferenti e di certo indifferenti non sono la Cgil e il movimento dei lavoratori. Con la nostra mobilitazione chiediamo: di fermare ogni intervento militare nella Striscia di Gaza dove si sta compiendo un vero e proprio massacro del popolo palestinese; di mettere in campo azioni concrete per rimuovere l’embargo umanitario, garantire corridoi umanitari e mettere in sicurezza la popolazione civile; di sostenere e garantire la sicurezza di tutte le missioni umanitarie in corso, compresa la Global Sumud Flotilla; che venga sospeso ogni accordo di cooperazione commerciale e militare con Israele finché non si fermeranno la guerra a Gaza e l’occupazione della Cisgiordania; il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte del governo italiano”.
La Cgil Umbria sollecita inoltre “di bloccare la corsa al riarmo e all’economia di guerra dell’Europa e dell’Italia che sta mettendo a dura prova la tenuta dello stato sociale, della sanità e dell’istruzione perché i soldi destinati al riarmo vengono sottratti agli investimenti e allo sviluppo dell’Italia mettendo al rischio la tenuta dei salari e del reddito delle famiglie quando andrebbero invece destinati a politiche di welfare e di sviluppo che affrontino le grandi transizioni ambientali, energetiche e digitali”.
“La guerra – prosegue la segretaria Paggio – sta producendo distruzione, dolore e odio. La pace e la giustizia non sono un’utopia ma una necessità e una responsabilità collettiva, per questo chiediamo al nostro governo, all’Europa e alle istituzioni internazionali di adoperarsi immediatamente per fermare ciò che sta accadendo, fino ad arrivare alla convocazione di una conferenza di Pace sotto l’egida Onu. Lo sciopero di oggi fa parte di una grande mobilitazione per la pace contro tutte le guerre come quella in Ucraina e le altre nel mondo perché la pace è la condizione per la tenuta democratica e per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone”.
“Siamo convinti – conclude Paggio – che la comunità internazionale debba assumersi fino in fondo la responsabilità di fermare le armi, garantire aiuti umanitari, favorire la liberazione degli ostaggi, riaprire una prospettiva politica fondata sul rispetto dei diritti e sulla convivenza tra i popoli. Il pericolo è che la guerra diventi lo strumento normale di regolazione di conti tra Stati e così si rischia di diffondere una nuova cultura della violenza che è contraria alla nostra Costituzione. Il diritto al lavoro, alla salute, il ripudio della guerra sono i nostri principi fondanti”.
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