Attualità
Jimmy Kimmel, foto da Instagram
Il mondo dello spettacolo americano è in subbuglio dopo la decisione di Abc di sospendere a tempo indeterminato il talk show Jimmy Kimmel Live!, uno dei pilastri della late night tv. La mossa arriva in seguito alle dichiarazioni del conduttore Jimmy Kimmel sull'omicidio del conservatore Charlie Kirk, fondatore di Turning Point Usa e alleato stretto di Donald Trump. Kimmel aveva accusato i sostenitori Maga (Make America Great Again) di tentare di "caratterizzare questo ragazzo che ha ucciso Charlie Kirk come qualcosa di diverso da uno di loro", scatenando un'ondata di critiche da parte dei conservatori e pressioni da parte della Federal Communications Commission (Fcc). L'episodio risale al 9 settembre, quando il 31enne Kirk è stato assassinato durante un evento all'Utah Valley University da Tyler Robinson, un 22enne con presunte inclinazioni liberali, secondo quanto emerso dalle indagini preliminari. Nel monologo del lunedì successivo, Kimmel ha commentato: "Abbiamo toccato nuovi bassi con la gang Maga che cerca disperatamente di far passare questo ragazzo come qualcosa di diverso da uno di loro, facendo di tutto per segnare punti politici". Le sue parole, diffuse sui social e in tv, hanno provocato reazioni immediate: il presidente Trump ha celebrato la sospensione su Truth Social definendola "grande notizia per l'America" e ha esteso le critiche ad altri conduttori come Stephen Colbert, Jimmy Fallon e Seth Meyers, accusandoli di "zero talento".
La decisione di ABC è arrivata poche ore dopo che Nexstar Media Group, uno dei maggiori proprietari di stazioni tv affiliate all'Abc, ha annunciato di non trasmettere più lo show "per il prevedibile futuro", citando i commenti come "offensivi e insensibili in un momento critico del discorso politico nazionale". Anche Sinclair Broadcast Group, un altro gigante delle affiliazioni ABC, ha seguito l'esempio, sostituendo la puntata con un tributo a Kirk. La Fcc, guidata dal presidente Brendan Carr (nominato da Trump), ha minacciato azioni contro le licenze di trasmissione, definendo i commenti di Kimmel "malati" e potenzialmente fuorvianti sul movente politico dell'assassino.
La notizia ha mobilitato immediatamente colleghi e figure di spicco di Hollywood, che hanno visto nella sospensione un attacco alla libertà di espressione. Sarah Silverman, comica e attrice nota per il suo umorismo provocatorio e le posizioni progressiste, ha parlato di Kimmel come "una voce che ha sempre detto la verità, anche quando faceva male. Questo è un precedente pericoloso per tutti noi", riporta Adnkronos. Silverman, ex fidanzata di Kimmel e spesso ospite del suo show, ha enfatizzato come la satira sia essenziale per il dibattito pubblico. Stephen Colbert, conduttore del Late Show su Cbs, ha reagito con fermezza: "Licenziare Jimmy significa mandare un messaggio a tutti noi. La comicità non è un crimine". Colbert, anch'egli critico acceso di Trump, ha visto nella mossa di Abc un'eco della cancellazione del suo programma, annunciata a luglio dopo anni di satire contro l'amministrazione. Seth Meyers, presentatore di Late Night su Nbc e veterano del Saturday Night Live, ha paragonato Kimmel a una leggenda: "Kimmel è il Tom Brady della late night. Se va via lui, è una perdita per tutti". Meyers ha usato il suo show per condannare la violenza politica, ma ha anche criticato le pressioni governative sulla tv, in un contesto di calo degli ascolti per i late night show, passati dal 5-6% degli adulti 18-49 anni nel 2016 a meno del 2% oggi. Judd Apatow ha definito la sospensione "una censura mascherata", paragonandola a precedenti hollywoodiani come il ritiro di The Interview nel 2014 per minacce terroristiche. Apatow, noto per il suo impegno contro la censura, ha twittato: "Silenziare la satira impoverisce il mondo intero". Anche Mark Ruffalo, attore e attivista, ha postato su X: "La satira è parte della democrazia. Togliere spazio a chi la pratica è pericoloso". Ruffalo, impegnato in cause ambientali e sociali, ha collegato l'episodio a un clima di soppressione delle voci dissidenti. Anche i sindacati hanno alzato la voce. La Writers Guild of America (Wga), che rappresenta sceneggiatori e autori tv, ha espresso "preoccupazione profonda", definendo la sospensione "un segnale inquietante per la libertà creativa". Un portavoce ha dichiarato: "Il suo licenziamento non è solo una questione personale, ma tocca il cuore del rapporto tra scrittura, satira e potere". La Wga ha aggiunto: "Le nostre parole vi hanno resi ricchi. Silenziarci impoverisce il mondo intero. Stiamo con Jimmy Kimmel e i suoi scrittori", riporta Adnkronos. Similmente, Sag-Aftra (il sindacato degli attori) ha condannato la mossa come "un tipo di ritorsione che mette in pericolo la libertà di tutti".
Il pubblico si divide
Sui social, le reazioni sono polarizzate. L'hashtag #BringBackKimmel è diventato virale, con oltre 500mila post in poche ore, tra petizioni online e meme che accusano Abc di cedere alle pressioni politiche. Utenti progressisti lo vedono come un attacco alla satira, mentre ambienti conservatori celebrano la sospensione definendola "giusta" e non "cancel culture", ma una risposta a commenti "insensibili". Nel frattempo, Jimmy Kimmel ha preferito non rilasciare dichiarazioni ufficiali in merito, ma stando a fonti interne e quanto riportato da Adnkronos, il conduttore starebbe valutando di tornare in tv con un formato indipendente, svincolato dalle reti generaliste.
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