Umbria
Rientro in classe per oltre 105 mila studenti umbri
Rientro a scuola per 105.205 studenti umbri. Oggi la prima campanella suona per molti di questi, ma non per tutti. Una buona parte, infatti, è già tornata sui banchi nei giorni scorsi in virtù dell’autonomia dei singoli istituti. Complessivamente gli alunni sono 2.492 in meno rispetto allo scorso anno che a sua volta aveva già fatto registrare un analogo calo numerico. L’intera rete scolastica è suddivisa in 5.500 classi.
Che anno scolastico sarà? Le difficoltà non mancano e, a detta dell’assessore regionale all’Istruzione Fabio Barcaioli, la scuola pubblica rischia di essere ancora una volta trascurata dal governo centrale. L’assessore però rilancia: “Nel nostro piccolo stiamo cercando di invertire la rotta”.
- Assessore, parliamo di fatti: cosa state facendo concretamente per sostenere il sistema scolastico umbro?
L’obiettivo principale sul quale stiamo lavorando è il sostegno alle famiglie. In questo primo anno abbiamo potenziato le borse di studio per la scuola primaria, la secondaria di primo grado e quella di secondo grado, aumentando gli importi destinati a chi utilizza il trasporto pubblico, consapevoli del peso che gli spostamenti hanno sui bilanci familiari. Abbiamo incrementato il contributo per i libri di testo e reso più accessibili i servizi educativi 0-3 anni, riducendo le rette a carico delle famiglie. Stiamo inoltre lavorando per modificare le modalità di erogazione dei fondi, che oggi sono previsti esclusivamente a rimborso e costringono le famiglie ad anticipare l’intera spesa. Per il prossimo anno auspichiamo, ad esempio, che il costo dell’abbonamento al trasporto pubblico per tutti gli studenti venga equiparato a quello degli universitari, i quali oggi pagano 60 euro grazie al protocollo d’intesa tra Università, Regione e Umbria Mobilità. Lo stesso principio dovrebbe valere per i libri di testo, adottando il modello già in vigore per la scuola primaria. Credo inoltre che la scuola debba accompagnare le nuove generazioni anche nella crescita emotiva e relazionale. Per questo ho voluto promuovere la campagna Vince l’Amore, con l’obiettivo di educare studenti, studentesse e docenti all’empatia, alla gestione delle emozioni, alla comunicazione non violenta e alla sfera sesso-affettiva, prevenendo la violenza e fornendo strumenti per costruire relazioni basate sul rispetto reciproco.
- Il calo della popolazione scolastica pesa sempre di più. E ora arrivano anche nuovi tagli alle autonomie. Che battaglia è quella con il Ministero?
Abbiamo avviato un duro scontro politico con il Ministero e con la sua proposta di riduzione delle autonomie scolastiche, che per l’Umbria significherebbe la perdita di altre quattro autonomie oltre alle cinque già soppresse nello scorso biennio. Abbiamo chiesto un riconteggio delle dirigenze scolastiche attribuite alla nostra regione e un chiarimento sui criteri utilizzati per arrivare a calcolare i nove tagli complessivi. Non avendo ricevuto risposte soddisfacenti, abbiamo inviato al Ministero una richiesta di modifica in autotutela, primo passo legale in vista del ricorso al Tar che presenteremo non appena il decreto sarà ufficializzato. Il calo delle nascite è certamente una sfida, ma la risposta non può essere la riduzione delle autonomie. Se qualcosa il Ministero vuole tagliare, tagli il numero di studenti per classe, non il numero delle classi.
- Divieto dei cellulari e nuovo esame di maturità: le ultime novità del Ministero hanno fatto discutere. Qual è il suo punto di vista?
Credo che siano più uno specchio per le allodole che una risposta ai problemi della scuola. Gli stipendi dei docenti restano tra i più bassi in Europa, l’edilizia scolastica è in condizioni spesso inadeguate, mancano insegnanti e personale, e la precarietà pesa come un macigno. Il risultato è che molte cattedre restano scoperte e si crea una discontinuità didattica che colpisce soprattutto le classi più fragili.
Sul divieto dei cellulari, non credo che sia questa la soluzione, il proibizionismo non ha mai funzionato. Qui non si tratta di vietare, ma di educare. La scuola dovrebbe insegnare a usare gli strumenti digitali in modo consapevole e responsabile, trasformando i cellulari e le tecnologie in occasioni di apprendimento e socializzazione. Quanto alla nuova maturità, i cambiamenti introdotti non incidono sulle difficoltà quotidiane degli studenti e delle studentesse. Ciò di cui la scuola ha bisogno è una prospettiva ampia e lungimirante, che non rincorra emergenze o mode del momento ma che sappia restituire centralità alla scuola pubblica.
- Che messaggio vuole portare agli studenti e alle studentesse che stanno iniziando un nuovo anno scolastico?
Ci tengo a ribadire che studenti e studentesse meritano un governo che non consideri la scuola un costo, ma un investimento per il futuro, dotandola di strutture adeguate, garantendo continuità didattica, superando la precarietà degli insegnanti e offrendo programmi scolastici che non dipendano dalle paure di una politica incapace persino di affrontare la storia della seconda guerra mondiale. C’è bisogno di una scuola pubblica che sia davvero accessibile, in tutto e per tutto. Il mio lavoro come assessore all’Istruzione vuole concentrarsi sul migliorare, nello spazio di manovra che mi è concesso, un sistema che vacilla e al quale non è data la giusta importanza.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy