IL CASO
Silvio Berlusconi alla guida di una golf cart con al fianco Vladimir Putin
Villa Certosa, una delle più iconiche residenze che furono di Silvio Berlusconi, alla pari con la villa di Arcore, sta per diventare proprietà di un misterioso arabo. La notizia è stata riferita oggi, lunedì 25 agosto, dalla Nuova Sardegna. Affacciata sul golfo di Porto Rotondo, a Punta Lada, Villa Certosa è stata per decenni il buen retiro sardo di Silvio Berlusconi. Una reggia moderna più che una semplice residenza estiva: 4.500 metri quadrati di costruzioni, 126 stanze, un parco di 120 ettari che si stende fino al mare, 174 posti auto e un’autorimessa grande come una piccola officina. Un luogo pensato per stupire e accogliere, dove nel corso degli anni sono passati ospiti d’eccezione: dal presidente americano George W. Bush all’ex premier britannico Tony Blair, fino al leader del Cremlino Vladimir Putin.
Il complesso è disseminato di dettagli da favola: quattro bungalow, una torre, un anfiteatro scavato nella pietra, serre e piscine, una palestra privata, persino un orto medicinale di quasi 300 metri quadrati. A rendere il quadro ancora più surreale, un vulcano artificiale capace di inscenare eruzioni spettacolari: in un Ferragosto di inizio anni Duemila finì per allarmare i vigili del fuoco, convinti si trattasse di un incendio vero.
Villa Certosa porta la firma di Berlusconi anche nel nome. L’ex Cavaliere la acquistò negli anni Ottanta da Gianni Onorato, imprenditore televisivo, ribattezzandola e trasformandola nel simbolo del proprio potere. Nel 2004, un decreto governativo la dichiarò “sede alternativa di massima sicurezza” per la protezione del presidente del Consiglio, sancendone l’importanza anche istituzionale.
Dopo la morte del leader di Forza Italia, le voci di una possibile vendita si sono rincorse a più riprese. Nel 2024, indiscrezioni parlarono di un interessamento del sultano del Brunei e persino del colosso alberghiero Four Seasons, che però smentì qualsiasi trattativa. La villa resta comunque uno degli immobili più costosi al mondo: una perizia del 2021 la valutava 259 milioni di euro, ma i figli di Berlusconi avrebbero fissato il prezzo di vendita a 500 milioni.
Un patrimonio che non è solo economico: Villa Certosa è diventata negli anni il palcoscenico di feste, diplomazie parallele e momenti privati che si intrecciano con la storia politica italiana, fino a diventare, nel bene e nel male, parte dell’immaginario collettivo.
Ma l’apice della popolarità, Villa Certosa la toccò nell’estate 2002. Tra il profumo dei pini e il mare che scintilla sotto il sole sardo, Silvio Berlusconi riceve ospiti d’eccezione: la moglie e le due figlie di Vladimir Putin. Non si trattava solo di cortesia, ma di una precisa idea del potere: governare significava anche mostrarsi padrone di casa generoso, capace di trasformare i rapporti politici in legami personali, familiari quasi.
Dodici mesi più tardi, la scena si arricchisce di un nuovo capitolo. Questa volta è Putin in persona a sbarcare in Sardegna, ma il suo arrivo non ha nulla di discreto. Lo precede una piccola flottiglia: l’incrociatore lanciamissili Moskva – che anni dopo farà la storia affondando nel Mar Nero sotto i colpi ucraini – il cacciatorpediniere Smetlivy e la nave appoggio Bubnov. Una presenza imponente, dal forte sapore simbolico, capace di trasformare una visita privata in una dimostrazione di potenza militare.
Nei giorni della permanenza, la miscela tipica dei rapporti berlusconiani – un cocktail di amicizia ostentata, politica e spettacolo – si manifesta in pieno. Al largo della costa vengono organizzate manovre navali, mentre i russi colgono l’occasione per mettere in mostra il nuovo aereo antincendio BE-200, che si sperava di piazzare anche sul mercato italiano.
Non tutti, però, assistono con lo stesso entusiasmo. Al quartier generale della NATO la scenografia sarda non suscita applausi, bensì dubbi e preoccupazioni. Quella sfilata di armi e tecnologie russe nel cuore del Mediterraneo appare come un gesto fuori misura, una dimostrazione di forza che lascia un retrogusto amaro dietro l’apparente cordialità delle vacanze di lusso.
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