Festival dei Due Mondi
Stefano Bollani ed Enrico Rava (Foto Andrea Veroni)
La storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento continua ad affascinare a ogni racconto. In una piazza Duomo, dove non c’erano posti vuoti, e in una domenica sera dai colori caldi, Alessandro Baricco è tornato a parlare al suo pubblico di un pianista sull’oceano che non voleva scendere dalla sua nave, il Virginian, perché era nato lì e lì era il suo mondo.
Questa volta Baricco lo fa con una nuova produzione, firmata Festival dei Due Mondi, e con un’eccezione: accanto a sé, il pianista. Dopo anni in cui l’autore aveva affermato che la musica di Novecento non esisteva nel mondo e dunque era impossibile riproporla in scena, cambia idea. Proprio come nel celebre passo del quadro che “fran, cade”. Il motivo? Lo rivela lui stesso: “Ho trovato il pianista”, dice. E non poteva che essere Stefano Bollani. A lui Baricco affida un passo del testo teatrale nato trent’anni fa per il regista Gabriele Vacis e interpretato con intensità da Eugenio Allegri. Il brano scelto racconta il duello musicale tra Novecento e l’inventore del jazz, Jelly Roll Morton. Il maestro sale sul Virginian per sfidare il giovane talento, ma ne scende sconfitto, con il suo completo bianco e le valigie di cuoio. “In culo anche al jazz” — questo il saluto iconico che Novecento gli rivolge.
Ne escono sonorità che volavano come farfalle sopra le teste del pubblico unite alle parole di un sabaudo che non smette di affascinare chi lo ascolta.
E prima che il pubblico scenda dal Virginian, appare la voce narrante della storia: Tim Tooney, trombettista e collega di Novecento. Baricco esce di scena ed entra Enrico Rava, 85 anni e un’energia cocente. A lui e ancora a Bollani spetta il compito di raccontare, in note, il commiato tra Novecento e Tim Tooney, fatto di sguardi sul pentagramma.
Cinquanta minuti che sarebbero potuti ricominciare e ripetersi in un bis infinito.
Grande momento del festival, proposto in una sola data. Un appunto finale: un fastidioso drone ha sorvolato la piazza catturando immagini e disturbando l’ascolto. Molti spettatori, infastiditi, hanno espresso il loro dissenso con un gesto eloquente: le dita a forma di pistola puntate verso il cielo. E clic.
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