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Gubbio, vescovo Paolucci Bedini: "Sant'Ubaldo pellegrino di speranza"

Il pontificale per il patrono è stato celebrato nella cattedrale davanti a tanti fedeli

16 Maggio 2025, 23:00

Pontificale Sant'Ubaldo Gubbio

La celebrazione religiosa nella cattedrale

Dopo 31 anni, 9 mesi e 20 giorni dalla sua morte, avvenuta il 16 maggio 1160, il 5 marzo 1192, primo anno del Pontificato di Papa Celestino III, il beato Ubaldo Baldassini veniva dichiarato Santo ed incluso nel canone ufficiale dei santi con la nota “Bolla” di canonizzazione nella quale il Pontefice invita gli eugubini a continuare le celebrazioni in onore del vescovo Ubaldo, tutti gli anni, “hilariter”, lietamente e con gioia. E anche quest’anno la Festa dei Ceri di Gubbio s’è confermata “la più bella del mondo”. Il popolo eugubino ha festeggiato il 16 maggio il patrono nella cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo dove il vescovo Luciano Paolucci Bedini, sessantesimo successore del Santo Patrono, ha celebrato il pontificale.


Erano presenti tutti, dal sindaco Vittorio Fiorucci ai primi cittadini dei sindaci dei comuni del comprensorio. Poi Giuseppe Allegrucci, presidente dell’Università dei Muratori, scalpellini e arti congeneri, il primo capitano Fabio Latini e il secondo capitano Oliviero Baldelli, i tre capodieci Giuseppe Piccioloni (Sant’Ubaldo), Giuliano Baldelli (San Giorgio), Mattia Martinelli (Sant’Antonio), i tre presidenti delle famiglie ceraiole Ubaldo Minelli (Santubaldari), Patrick Salciarini (Sangiorgiari), Ubaldo Gini (Santantoniari), i presidenti delle altre Università dei Mestieri, le autorità civili e militari e le rappresentanze delle città sorelle di Thann e di Jessup. Presente anche Giorgio Barbetta, vescovo di Huari in Perù. Nell’omelia il vescovo ha detto: “In questo anno giubilare, che stiamo vivendo con tutta la Chiesa universale, desidero contemplare con voi la figura del nostro santo patrono come ‘pellegrino di speranza’. Il beato Ubaldo, testimone credibile della fede in Cristo e autentico animatore del suo amore di carità verso i più poveri e bisognosi, è per noi anche un consolante esempio di discepolo e maestro della speranza”.

E ancora: “Il nostro santo Patrono, come credente prima e come pastore poi, ha vissuto ogni accadimento con la certezza che in Dio poteva trovare quel baluardo sicuro dove ripararsi, insieme ai suoi fratelli, dalle avversità della vita. Con questa forza non è mai venuto meno i suoi doveri e alle sue responsabilità. Si è sempre coinvolto, in prima persona, nelle vicende sociali e spirituali del popolo che il Signore gli aveva affidato. Così ci ha insegnato che la speranza va attinta alla sorgente della misericordia di Dio, ma poi va anche organizzata e servita con l’impegno e il sacrificio personale. Va resa concreta e tangibile con i gesti e i segni della vicinanza e della compassione. Va custodita e moltiplicata nella condivisione fraterna e nella carità operosa. Va appresa e allenata sotto lo sguardo di autentici testimoni”. Prima delle cerimonia, dopo la precisa spiegazione dello storico Fabrizio Cece, I Cantores Beati Ubaldi, diretti da Renzo Menichetti, hanno eseguito l’inedito “In onore di Sant’Ubaldo vescovo di Gubbio”, brano composto dal maestro Raffaele Casimiri nel 1924 su probabile commissione di monsignor Pio Cenci che proprio in quell’anno pubblicò il suo volume sul patrono di Gubbio.

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