Uno studioso propone i volti di San Francesco e Santa Chiara con l'intelligenza artificiale

Quale potrebbe essere il vero aspetto di San Francesco e Santa Chiara? Il designer brasiliano Atila Soares da Costa Filho ha provato a rispondere a questa domanda. "Dare un volto a un nome - spiega l'accademico - è per noi istintivo ed emblematico perché usciamo dal semiotico-intellettuale per entrare nel fattuale". Così per San Francesco è partito da un dipinto anonimo con l'iscrizione Fraciscu, proveniente da un monastero benedettino vicino a Roma. e da un testo del primo biografo e amico personale del santo, Tommaso da Celano. Per Santa Chiara, invece, ha utilizzato l'intervento di ricostruzione del volto condotto dall'equipe di conservazione delle sue spoglie mortali, guidata da monsignor Gianfranco Nolli tra il 1986 e il 1987, e la prima tavola agiografica dedicata alla santa che è conservata nella basilica di Assisi. Ha poi fatto ricorso ad alcuni strumenti di intelligenza artificiale e ad alcuni software di editing di immagini. Tra i ragionamenti storico-artistici, ha dovuto scartare le caratteristiche stilistiche dei dipinti e promosso una corrispondenza fattualmente ragionevole con altre fonti arrivate fino a noi. Atila, laureato in disegno industriale a Rio de Janeiro, è membro anche della Fondazione Leonardo da Vinci a Milano e del Comitato Nazionale per la Valorizzazione del Patrimonio Storico, Culturale e Ambientale a Roma. In passato aveva ricostruito i volti di Maria di Nazareth, della Vergine di Guadelupe, della Gioconda e di Pocahontas. Relativamente alle figure di Chiara e Francesco d'Assisi, ha svelato la forte considerazione che lo ha mosso nell'esperimento: "Francesco è l'uomo che più si è avvicinato alla figura di Cristo. Il primo ecologista della Storia. Chiara era audace, decisa e dolce. Due santi che si sono fatti ultimi tra gli ultimi per raggiungere le vette della gloria più grande. Riportarli in vita è un'ispirazione, per tutti noi, alle cose belle quando ripensiamo la Creazione e i suoi propositi". (CORRIERE DELL'UMBRIA)