Corciano
Paolo, Fabio, Giorgio, Paola, Laura, Luca, Fabrizio, Simone, Valeria, Margherita, Genny e Filippo. Alcuni la mattina arrivano con il bus di linea a Ellera che, per decisione del Comune di Corciano, si ferma appositamente per loro dalla parte della fabbrica in maniera che non debbono attraversare la strada. Lavorano al massimo 4 ore al giorno e poi tornano a casa riprendendo il bus. Sono assunti a tempo indeterminato e alla fine del mese prendono regolarmente lo stipendio con le trattenute di legge, secondo il contratto nazionale delle cooperative sociali. Sono le 10 persone con disabilità di Carta in fiore, l’azienda cartaria fondata da Emanuela Miniati nel 1998 per dare lavoro non solo al proprio figlio con sindrome di Down, Filippo, ma anche ad altri giovani e meno giovani nelle sue stesse condizioni. “Io lavoravo con successo nel mondo della pubblicità e del marketing” racconta la Miniati “ho avuto concessionarie molto importanti come Rizzoli Corriere della Sera, Mondadori, Manzoni, Publitalia 80, Rusconi e Telemontecarlo; mio padre e mia madre mi davano una mano con Filippo perché mio marito quando lui è nato si è dato alla fuga. Però i miei genitori si stavano facendo vecchi, io giravo come una trottola per l’Umbria, la Toscana e le Marche. Mi sono detta: “Non posso andare avanti così per sempre”. Mio figlio frequentava l’Istituto d’Arte Bernardino di Betto e si era iscritto, grazie alla sua insegnante di sostegno, a un corso della Provincia di Perugia, gestito dalla Cooperativa Asad sempre di Perugia. Questi corsi erano patrocinati dalla Comunità Europea, con fondi per la formazione di persone con disabilità. Uno di questi (ne ha fatti 3 in 2 anni) era per figure artigianali e uno in particolare era per mastro cartaio.
Il corso che Filippo ha fatto per diventare mastro cartaio mi ha dato l’ispirazione per fondare una Cooperativa di lavoro per persone con disabilità, una di tipo B. Una Cooperativa sociale, con 9 soci, dei quali il 33% con disabilità. Cinquanta mila lire per uno, per un totale di 450 mila lire. Ed ho preso, dopo aver fatto loro dei corsi di formazione e in seguito assunto, alcuni di quelli che avevano fatto lo stesso percorso di Filippo che, a tutt’oggi, è il nostro primo mastro cartaio. Ho avuto un finanziamento dalla Regione (Obiettivo 2) di 50 milioni di lire ed ho messo nell’impresa tutta la mia liquidazione della Mondadori”.
A fianco di Emanuela Miniati in questa avventura si sono schierati sua sorella, il suo commercialista, alcuni amici ed una mamma. Un imprenditore del settore tipografico di Ellera le ha offerto dei locali a titolo gratuito in via Grazia Deledda. L’allora sindaco di Corciano, Palmiro Bruscia, nel 1999, le ha presentato Brunello Cucinelli e questo incontro è stato ed è tuttora fondamentale per Carta in fiore. “Lui cercava di dare alla sua azienda una immagine particolare per distinguersi nel mondo dell’alta moda e noi abbiamo realizzato per lui i cartellini da applicare ai tutti i suoi capi, le cartelle folder, i biglietti da visita, la carta da lettere, le cartelle colore per la forza vendita, tutto con la nostra carta fatta al telaio, preziosissima”.
Questo consente a Carta in fiore di vivere del proprio lavoro senza dover correre dietro ai vari e pochi fondi pubblici destinati al terzo settore, quello sociale. Nella sede di Ellera, in via Brodolini, facilmente identificabile perché lo stabile è color fiordaliso, oggi lavorano 26 persone di cui 12 con disabilità, dai 20 ai 60 anni.
Lì oltre a realizzare tutto il ciclo completo per la produzione della carta (vengono usate migliaia di litri di cellulosa l’anno) la Miniati crea originali oggetti di vario genere, forma e colore, dai gioielli alle lampade, dalle agende alle cornici, ai fiori, alle bomboniere, tutto rigorosamente in carta prodotta dalla propria cartiera. Dove si produce anche una particolare carta impastata, nella lavorazione, con i petali dei fiori che vengono usati nell’infiorata di Spello. “Otto, e tra questi tre ragazze, lavorano proprio alla cartiera nella realizzazione della carta, mentre le altre due, Margherita e Valeria stanno al semilavorato perché hanno una buona manualità. Margherita in particolare sa tutto sulla logistica del magazzino mentre Valeria riesce a fare anche i lavori più complessi, per esempio realizza fiori come le calle dove ci sono dei pistilli particolarmente difficili o addirittura nella realizzazione delle nostre storiche rose”. Se arrivano nell’azienda con dei problemi in breve tempo i ragazzi cambiano decisamente comportamento “questo perché si sentono valorizzati, perché hanno una vita sociale normale, perché riescono ad alzarsi la mattina avendo uno scopo nella vita, perché alla fine del mese prendono una busta paga, perché hanno le ferie come tutti quelli che lavorano, perché sono gratificati, perché la vita gli sorride, perché si sentono fortunati rispetto ai ragazzi normali che non trovano lavoro, perché sanno che il lavoro che fanno é davvero prestigioso”. E aggiunge: “Sono tutti miei figli, sono il mio faro, la mia missione. Il segreto è accettarli fino in fondo, non fingere mai. Li chiamo ‘abili diversamente’ perché lo sono e non hanno niente da invidiare a nessuno. Mi piacerebbe anche realizzare un sogno che inseguo da tempo: fare qualche cosa per ospitare questi ragazzi quando non avranno più i genitori. Ma non è cosa semplice perché le risorse scarseggiano e non ci sono grandi aiuti da parte delle istituzioni”.
Sull’evento G7 della Disabilità ad Assisi Manuela Miniati si dichiara assolutamente favorevole: “Penso sia una bella cosa tenerlo qui in Umbria, terra di tanti santi e di pochi eroi. Spero sia un G7 decisivo per i tantissimi temi e problemi che riguardano questo comparto. Capire perché questo mondo e questa nostra umanità sta veramente andando alla deriva. C’è tanta ricerca scientifica in molte nazioni e pochissima in Italia. Sempre più casi di nascite con nuove disabilità psichiatriche e così anche per i nostri longevi anziani”.
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